Cinque anni dopo il passaggio dalla Juventus all’Inter, Beppe Marotta torna a Torino in campionato contro la Juventus trovando un club bianconero quasi completamente cambiato rispetto alla fine del suo rapporto datato 25 ottobre 2018. In occasione dell’ultima trasferta nerazzurra a Torino in Serie A, andata in scena il 6 novembre 2022 (dopo c’è stata solo l’andata della semifinale di Coppa Italia), non si era ancora consumata definitivamente la rivoluzione che ha condotto Andrea Agnelli lontano dalla presidenza bianconera. Era già andato via Fabio Paratici ed era tornato da qualche mese Francesco Calvo. Ora della componente sportiva rimane solo Federico Cherubini, altro dirigente cresciuto con gli insegnamenti di Marotta, non a caso l’unico che il manager di Varese avrebbe voluto portare all’Inter, movimento saltato perché la Juventus lo convinse a restare. Anche questa è una vicenda di cinque anni fa, nelle settimane successive al 13 dicembre 2018, giorno dell’ufficializzazione della nomina di Marotta ad amministratore delegato dell’Inter.
Marotta e la rivoluzione all'Inter
In questo quinquennio il club nerazzurro ha seguito le linee guida di Marotta a partire dalla volontà di creare un forte gruppo italiano, concetto ribadito due giorni fa a San Siro nel corso di un forum sul sistema economico del calcio. L’Inter era la squadra più esterofila d’Italia. Adesso è quella che offre il blocco più consistente alla Nazionale: Darmian, Acerbi, Bastoni, Dimarco, Barella e Frattesi. Ha potuto condurre due campagne acquisti estive con una buona disponibilità finanziaria da parte della proprietà, poi ha dovuto iniziare a camminare sulla corda dell’equilibrista con entrate e uscite bilanciate, oltre ovviamente a ricorrere alla sua specialità, i parametri zero: da Calhanoglu a Onana, da Mkhitaryan a Thuram. Ed è curioso notare che la Juventus stessa abbia finito per adeguarsi a distanza di qualche stagione ai principi di bilancio.
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