"Allegri padre calcistico, Nicolussi Caviglia guida"
Kean è andato via dalla Juventus quando ha salutato Allegri, ed è tornato a vestire il bianconero quando il tecnico toscano è tornato in panchina. Con lui ha un rapporto speciale, ma non è l'unico: "Con Allegri ho un ottimo rapporto: nei momenti duri, dove facevo cavolate, mi faceva capire, se facevo bene mi faceva capire. È stato sempre un papà sportivo: a volte litighiamo ancora, è normale. Ma ci vogliamo tantissimo bene, anche se non ce lo diciamo mai. Con Ciccio Grabbi (allenatore della Juventus U14, ndr) ho sempre avuto un bel rapporto, mi ha fatto da padrino: mi sono battezzato a 12 anni. Lo chiamai, ci tenevo tanto, lui iniziò a piangere al telefono quando glielo chiesi e mi disse sì. Mia mamma è cattolica, e ogni tanto prima di scendere in campo prego, ringrazio per quello che sono: potevo fare la fine di alcuni miei amici...".
Il rapporto con Allegri è chiaro, ma con i compagni? Kean è giovane ma ha vissuto già tante esperienze importanti, anche e soprattutto alla Juve: "Mi sono dato una regola: non mi voglio mai far sentir vecchio, ma con i giovani ci so fare. Magari uno un po' più grande gli dice che bisogna svegliarsi, allenarsi in un certo modo. Se vado io da Huijsen o Yildiz, per esempio, mi capiscono di più. Con me non parlavano tanto, ma se parlavano non le mandavano a dire... Chi mi richiamava di più? Bonucci! Leo conta molto sull'atteggiamento: se sbagli lui lo sa e te lo dice. Miretti l'ho conosciuto presto: una volta mi misero in punizione e mi fecero allenare coi più piccoli, e c'era lui. Fagioli è venuto dopo, lo sentivo nominare spesso. Una volta mi fermai a guardare una partita dei 2001, ed era veramente bravo! Si vedeva che era davvero forte, e infatti lo sta dimostrando e avrà tempo per dimostrarlo ancora. Quando da ragazzino arrivai alla Juve la prima volta nello spogliatoio incontrai Nicolussi Caviglia. È la persona che qua dentro mi conosce più di tutti: se sto per dire o fare qualcosa che non dovrei dire o fare, mi ferma prima. Lui è il mio gemello, la mia guida, ecco. Quando c'è qualcosa che non capisco, chiedo ancora a lui: magari non comprendo come fare un esercizio in campo che ha spiegato il mister e mi rivolgo a lui. È come in classe, c'è il 'secchione'. Ma lui non è così, è davvero speciale per me".