Il papà tifoso del Toro
Per lei è un orgoglio essere il volto della Juve operaia?
«In una squadra come in ogni azienda c’è anche chi fa il lavoro sporco ed è fondamentale. C’è chi ha certe qualità, chi ne ha altre, ma solo se convivono possono risaltare al meglio entrambe».
Quanto incide l’affetto dei tifosi juventini nelle sue prestazioni a tutta grinta?
«Io sono sempre stato così, mi carico da matti quando sento il pubblico che spinge, le tifoserie quasi esagerate. Anzi, un aspetto su cui devo lavorare e ne parlo spesso con Allegri è la gestione delle energie. Perché spesso ne spendo talmente tante che a volte passo dei minuti come in apnea. Comunque meglio troppa energia che poca...».
Il derby stimola non poco in questo senso....
«Sì, ho avuto la fortuna di giocarlo all’andata, è stato il primo, dove ho anche segnato, mentre nella stagione passata non sono stato utilizzato contro il Torino. In realtà l’adrenalina da derby la vivi più nei giorni precedenti che durante la partita vera e propria, dove sei concentrato su quello che devi fare a prescindere da chi hai di fronte. In campo pensi solo a vincere».
Ma in questi giorni c’è qualche amico che le ha scritto messaggi sul telefonino o ha ricevuto cariche speciali?
«No, ormai sto convertendo la mia famiglia. Mio padre è sempre stato tifoso del Toro e io ora ho chiaramente il mio amore per la Juve che lo sta facendo avvicinare. Viene con frequenza allo stadio ed è una cosa che non avrei mai detto».
E’ il difensore centrale che in Europa ha segnato più gol, 4 reti. Che effetto le fa e come se lo spiega?
«Ma, un po’ il mio passato da mezzala, un po’ di fortuna, l’abilità dei compagni nel battere angoli e punizioni. Ma a me delle statistiche non importa davvero. Io ho due obiettivi precisi che sono quelli della Juventus: la Champions League e la Coppa Italia».