Il blackout Juve
Chi è stato il più difficile da marcare?
«Sicuramente l’anno scorso Mbappè nel Psg, ma ce n’è tanti: anche Leao e Osimhen. Direi anche Vlahovic, ma ci gioco insieme. Non puoi mai lasciare nulla al caso o staccare la testa per due minuti. Per il difensore è più difficile, non puoi sbagliare nemmeno una palla. Loro magari sbagliano tre o quattro occasioni, ma poi se segnano hanno fatto il loro. In difesa puoi fare grandi interventi durante la partita, ma se nell’occasione del gol sbagli rovini la partita».
Zapata e Sanabria, chi è che dà più fastidio?
«Mah, sono entrambi forti. Il Torino è una squadra molto fisica, rognosa, gioca sulle seconde palle. Uomo contro uomo. Stanno facendo molto bene, sarà una partita molto difficile».
Prima ha citato Vlahovic. In che misura in questi due anni è migliorato nel saper gestire le sue emozioni e quindi le sue energie nervose?
«Come tutte le persone sta vivendo una crescita. Rispetto all’anno scorso è molto più dentro la partita e anche se un attaccante pensa soprattutto a fare gol è migliorato tanto grazie alle esperienze vissute con le partite. Si migliora grazie agli errori, grazie a quelli cresci maggiormente».
Che spiegazione si è dato del black out della Juve: un vittoria in 9 partite di campionato?
«Non saprei, difficile. E’ stato un periodo no in cui è mancato qualcosa: mesi prima una palla finiva sul palo e ed entrava in porta, poi succedeva il contrario. Ci è mancata un po’ di esperienza. Ora abbiamo questi due obiettivi, Champions e Coppa Italia, e non possiamo farceli sfuggire, assolutamente. Ora dobbiamo vincere il derby perché dopo i tre punti vivi meglio, ti alleni meglio ed è tutto più bello».