Il passato in bianconero
Ottolini, tra le altre cose, è riuscito a operare con efficienza anche al netto del recente passaggio di proprietà, facendosi apprezzare da entrambe le dirigenze rossoblù. Ma soprattutto, conosce bene l’ambiente bianconero. Per Ottolini, infatti, sarebbe un ritorno alla Juventus, dopo le esperienze tra il 2018 e il 2022 come osservatore nell’area internazionale - prima - e da responsabile del progetto “Club 15” - poi -, che prevedeva una collaborazione con varie società come Mirandes, WSG Swarowski Tirol, Alaves, Utrecht, San Gallo, AEK Atene, Vitesse, Aberdeen e Cicinnati FC. Da lì il passaggio al Genoa, con tanto di promozione diretta in Serie A. Insomma, un profilo “alla Comolli”, per mentalità, approccio e visione operativa.
La rivoluzione silenziosa del board Juve
Ma con un ulteriore valore aggiunto: una conoscenza diretta e profonda della Juventus, dei suoi meccanismi interni, del suo ambiente e delle sue ambizioni (Ottolini nei suoi anni in bianconero ha avuto modo di contribuire allo sviluppo del progetto della Next Gen). Non un nome calato dall’alto, dunque, né un volto estraneo da integrare in un contesto nuovo. Piuttosto, un ritorno ragionato, ponderato, costruito nel tempo. A Torino Ottolini si ritroverebbe di fronte alla sfida più grande della sua carriera, conscio, però, di potervi prendere parte con strumenti più affilati, una visione più ampia e una consapevolezza diversa. Viceversa, per la Juventus puntare sul ds rossoblù significherebbe chiudere il cerchio di una rivoluzione silenziosa ma profonda: quella che ha preso il via con l’arrivo di Comolli e Modesto, e che ora si appresta a ridefinire in maniera strutturale il cuore decisionale del club.
Vieira e Retegui i due capolavori
Ai tempi della Juve ricopriva un ruolo diverso. Un incarico molto lontano dalle tipiche mansioni che spettano al ds. Marco Ottolini è stato giudicato positivamente soprattutto per il suo operato al Genoa. Per come ha saputo convincere gruppi dirigenti diversi. Ha lavorato con due proprietà: succede a pochissimi professionisti. Era infatti stato scelto, dopo gli anni trascorsi a Torino a curare l’area dei giocatori in prestito, da 777 Partners, il fondo americano che ha rilevato il club dopo il lungo regno di Enrico Preziosi. Un anno fa, però, è cambiato tutto. Il Genoa è passato nelle mani di Dan Sucu. Nuovo proprietario, nuovo assetto. Cambia tutto, tranne Ottolini, che resta saldamente al timone della direzione sportiva. Sotto la Lanterna non è passata inosservata la sua capacità di autofinanziare il mercato. Ha voluto lui la promozione di Alberto Gilardino al posto di Alexander Blessin, in Serie B. E l’anno scorso, quando il ds rossoblù si è reso conto che il tempo di Gilardino era terminato, è andato controcorrente. Optando, a sorpresa, per il rilancio di Patrick Vieira. Segnalato anche dalla proprietà, sì, ma poi scelto in prima persona da Ottolini. Tra i due c’è un ottimo rapporto, che spiega anche il motivo che ha spinto il francese a restare in estate: si erano affacciate alla finestra tante big per lui, che però ha voluto dare un seguito al progetto. Ma soprattutto alla parola data a Ottolini. Stratega, in un certo senso. Non è uomo figlio dello scouting, ma un abilissimo mediatore. Un uomo gentile, che tesse rapporti con estrema naturalezza.