"Ingiusto cacciarci. Io allo stesso piano di...": Tudor e i veleni del primo addio alla Juve

Lo sfogo dell'ormai ex tecnico bianconero ai tempi dell'allontanamento dalla Vecchia Signora al termine della stagione insieme a Pirlo

L'eterno ritorno non è solo un concetto filosofico, ma sembra quasi un copione scritto apposta per Igor Tudor e la Juventus. L'ormai ex tecnico bianconero ha vissuto bellissimo momenti da calciatore con la Vecchia Signora, ma la storia non si è ripetuta nello stesso modo anche in panchina. E gli ultimi mesi vissuti sono stati un'altalena di emozioni: dal raggiungimento dell'obiettivo Champions League a conferenze dubbie e una vera identità mai trovata, fino all'esonero ufficializzato dopo un periodo negativo e fatto di otto partite senza vittorie. Ma il licenziamento dell’allenatore croato non è il primo capitolo amaro della sua relazione in panchina con la Juve. Dobbiamo tornare indietro di sei anni.

Tudor e il primo addio Juve

Strappiamo qualche pagina dal calendario e torniamo indietro alla stagione 2020/21. La curiosità? Tudor aveva già conosciuto l’uscita di scena: fu mandato via insieme a tutto lo staff di Andrea Pirlo, in un addio che lasciò un sapore agrodolce tra le mura di Vinovo, vista la conquista del posto Champions, la Supercoppa italiana e la Coppa Italia. Tudor non era l'allenatore, ma l'assistente. L'epilogo anche in quel caso non fu dei migliori. E in molti forse ancora oggi ricordano il suo sfogo per la gestione in panchina durante quella stagione.

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Juventus

Il duro sfogo di Tudor

"È stata una stagione dura, ma alla fine siamo riusciti a qualificarci per la Champions, abbiamo anche vinto la Coppa Italia, eppure ci hanno cacciato. Mi dispiace e non lo trovo giusto" disse Tudor a Sportske Novosti dopo l'esonero con tutto lo staff di Pirlo nel 2021. Il tecnico croato non nascose la delusione e il senso di ingiustizia per un addio che, a suo giudizio, non rispecchiò i risultati raggiunti. E non finì lì, si scagliò anche contro l'allenatore: "Ho deciso una cosa. Non sarò mai più l’assistente di nessuno. Alla Juventus mi ha chiamato Pirlo. C’era una lista con cinque nomi compilata dalla Juventus e Paratici ha lasciato a Pirlo la decisione. Lui ha scelto me".

Ma una volta accettato l’incarico, Tudor si accorse subito delle dinamiche interne: "Pirlo mi ha chiamato, con Nedved che era accanto a lui. Mi ha offerto il posto da assistente e ho accettato perché era la Juve. Ma visto che è molto amico di Baronio, ha preso anche lui e un altro, un analista, e ci ha messi tutti sullo stesso livello. Non era giusto, perché dopo tutto io sono un allenatore". Dopo l’esperienza da assistente, Tudor ha avuto la chance di guidare la Juventus in prima persona. Una promozione tanto attesa quanto effimera: l’addio, infatti, si è ripetuto come in un déjà-vu calcistico. La storia del croato con la Vecchia Signora sembra dunque segnata da un’inquietante simmetria tra sogni e delusioni, un film drammatico in cui il protagonista continua a "morire" nel finale.

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La parola mantenuta

"Non sarò mai più assistente di nessuno", disse Tudor, e così è stato. Parola mantenuta: da quel momento in poi infatti ha guidato Verona, Olympique Marsiglia, Lazio e Juve, sempre da primo allenatore. La sua esperienza da guida tecnica in solitaria dei bianconeri si è conclusa evidentemente in anticipo rispetto a quanto auspicato dallo stesso Tudor, a cui non sono comunque mancati attestati di stima. Partendo da Massimiliano Allegri, allenatore del Milan, arrivando a quello del tecnico dell'Atalanta Ivan Juric. E a proposito di dichiarazioni: nonostante le parole di ieri sera di Mattia Perin a fine gara con la Lazio, che testimoniavano come la squadra stesse seguendo il tecnico, alla fine è arrivata la decisione da parte del club di voler cambiare. Diversi i motivi che hanno portato alla rottura, intanto ora è partito il toto nomi per il suo sostituto in panchina: tra i papabili anche un altro ex giocatore della Juve.

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L'eterno ritorno non è solo un concetto filosofico, ma sembra quasi un copione scritto apposta per Igor Tudor e la Juventus. L'ormai ex tecnico bianconero ha vissuto bellissimo momenti da calciatore con la Vecchia Signora, ma la storia non si è ripetuta nello stesso modo anche in panchina. E gli ultimi mesi vissuti sono stati un'altalena di emozioni: dal raggiungimento dell'obiettivo Champions League a conferenze dubbie e una vera identità mai trovata, fino all'esonero ufficializzato dopo un periodo negativo e fatto di otto partite senza vittorie. Ma il licenziamento dell’allenatore croato non è il primo capitolo amaro della sua relazione in panchina con la Juve. Dobbiamo tornare indietro di sei anni.

Tudor e il primo addio Juve

Strappiamo qualche pagina dal calendario e torniamo indietro alla stagione 2020/21. La curiosità? Tudor aveva già conosciuto l’uscita di scena: fu mandato via insieme a tutto lo staff di Andrea Pirlo, in un addio che lasciò un sapore agrodolce tra le mura di Vinovo, vista la conquista del posto Champions, la Supercoppa italiana e la Coppa Italia. Tudor non era l'allenatore, ma l'assistente. L'epilogo anche in quel caso non fu dei migliori. E in molti forse ancora oggi ricordano il suo sfogo per la gestione in panchina durante quella stagione.

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