Se si vuol far parte di chi conta, di Calciopoli non si deve parlare
Lo stesso clima di gelo si respira quando si fa notare che la seconda stella, di solito, si mette sulla maglia dopo avere vinto realmente 20 scudetti: della vicenda è meglio non parlare. Si deve fingere che gli scudetti siano tutti reali, vinti sul campo o meritati fuori per motivi etici grazie alla totale assenza di telefonate al mondo arbitrale da parte della squadra premiata, come ci raccontavano inizialmente pm e commentatori vari.
Per non parlare di mille altre prove che non servirebbero neanche, visto che basterebbe confrontare il tenore da Torquemada di alcuni giornali nel 2006, quando denominavano l’inchiesta “Moggiopoli”, rispetto alla morbidezza e ai trafiletti dal 2010 in poi, quando uscivano le telefonate (anche prima di un Inter-Cagliari di Coppa Italia senza Juve e Milan di mezzo) delle squadre premiate. Di Calciopoli, se in Italia volete godere di un certo rispetto e della stima delle compagnie che contano, non si deve parlare. Anche per questo qui se ne scriverà e parlerà sempre, soprattutto ogni volta che, dopo un contenuto cancellato dalla programmazione, vedremo qualcuno esultare perché “le cose le conoscono anche i muri”, che tradotto in parole più franche e dirette vuol dire "c'è andata di lusso, nessuno deve conoscere la verità".