Pioli’s on fire cantano i tifosi del Milan. Ma, in questi giorni, non sono fiamme di passione, bensì di tormento. Intendiamoci. Non è il Milan malinconico della passata stagione, quello che arrancava in Italia e capitolava di fronte alla solita Inter nelle coppe (fosse la Supercoppa italiana o la Champions League). Stavolta i fronti sono tutti aperti, però con segnali di malessere inimmaginabili un mese fa. Perché i rossoneri avevano resettato la testa dopo le cinque sberle prese nel derby, ritrovando la testa della classifica e ottenendo due 0-0 nel girone di Champions (con Newcastle e Dortmund) che stavano molto stretti. Poi la sconfitta in casa con la Juventus, lo 0-3 al cospetto del Paris Saint-Germain in coppa e il pareggio subito in rimonta dal Napoli hanno fatto scivolare la squadra al terzo posto, hanno complicato l’Europa e reso inquieto l’ambiente.
Milan, il malessere di Calabria e Giroud
Il primo a farsi interprete di questo malessere è stato Davide Calabria nel post Psg: "Ogni giorno ci facciamo il culo a Milanello, sapevamo quanto era importante questa partita. Chi non ci crede resti a casa". Parole forti, da capitano e da chiarimento. Così il tecnico, prima della trasferta di Napoli, aveva replicato: "Nervi tesi? Sì, ed è giusto che sia così. Mi sono state riportate cose non veritiere e questo ha creato confusione. Calabria voleva dire che l’ambiente ci crederà fino alla fine". Il secondo è stato invece Olivier Giroud, parecchio contrariato al momento del cambio al Maradona (e con lui Rafa Leao, il terzo a reagire, non con le parole, ma con il linguaggio esplicito del corpo): "Dopo il primo gol il Napoli ha ripreso fiducia e noi non sapevamo se dovevamo continuare ad attaccare o a difendere. Sono deluso. Dobbiamo essere ancora più esigenti con noi stessi. Il cambio? Siamo uomini, non robot. Anch’io ho emozioni. Pioli fa le sue scelte e io ho rispetto per lui". Parole forti su entrambi i fronti, tecnico e giocatori. Parole che possono essere lette a seconda di come si voglia analizzare il momento del Milan. Per i catastrofisti, il segnale di uno scollamento tra una squadra e allenatore. Per i buonisti, il segnale di una voglia di riscatto, dei singoli come del gruppo. Restando sul piano del realismo, i fautori social del #PioliOut possono attendere.