Frattesi-Inter, Marotta si sente in pole con il Sassuolo: le ultime

Prima deve però uscire Gosens. Per Carlos Augusto il Monza vuole monetizzare. Inzaghi ha chiesto di tenere tutti i big: così Ausilio vuole accontentarlo

L'obiettivo - ambizioso - è rinforzare la rosa bilanciando entrate e uscite senza però cedere i big, come chiesto da Simone Inzaghi. Un sudoku che Piero Ausilio e Dario Baccin, suo fidatissimo braccio destro, devono sbrogliare grazie a una politica fatta di giochi a incastri: a ogni azione, corrisponde una reazione e viceversa. Tra l’altro, se si vuole guardare il bicchiere mezzo pieno, grazie a quanto combinato dall’Inter in Champions, quest’anno l’asticella posta da Suning non prevede più di chiudere il mercato in attivo di 60 milioni, ma che il saldo tra entrate e uscite sia pari a zero. Il che, per chi era abituato a dover cedere i pezzi più pregiati dell’argenteria (Lukaku, rientrato poi dalla “finestra” e Hakimi, un addio che brucia ancora a chi governa l’area tecnica), rappresenta comunque una boccata d’ossigeno.

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Zhang, ricordi Bremer?

Problema è che l’asticella, essendo arrivata l’Inter in finale di Champions, si è alzata: obiettivo per la stagione che verrà è vincere il campionato (sarebbe lo scudetto della 2ª stella) e fare strada nuovamente in Europa, dove l’Inter ha dimostrato di potersela giocare pure contro i migliori della compagnia, ovvero il Manchester City di Pep Guardiola. La rosa è competitiva già così com’è e quindi - in assenza di dolorosissime partenze - l’obiettivo (al momento) è rendere più profonde e qualitative le rotazioni. A ogni mossa in entrata, si diceva, deve corrisponderne una in uscita. Con i primi milioni incassati (dal riscatto di Pirola da parte della Salernitana e dall’acquisto di Zaniolo da parte del Galasataray), sono stati presi Acerbi (4 milioni alla Lazio) e Bisseck (7 milioni la clausola a favore dell’Aarhus, pagabile però in 2 rate da 3.5 l’una). Questo sarà il modus operandi che regolerà il mercato dell’Inter.

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Inter, le operazioni in entrata e uscita

Problema è che con Frattesi - preferito dal club a Milinkovic-Savic soprattutto per motivi legati a ingaggio e costo del cartellino: andando in scadenza nel 2024 non si possono fare formule “creative” -, Marotta si sente sì in pole dopo gli incontri con Carnevali, suo omologo al Sassuolo, ma - al di là del contro-riscatto di Mulattieri (che sarà inserito nella trattativa da 35 milioni complessivi con il cartellino valutato 5), andrà prima piazzato Robin Gosens per rendere sostenibile l’affare, almeno secondo i diktat di Suning. Il tedesco - valutato 20 milioni - piace a Union Berlino e Wolfsburg, ma i tempi della trattativa potrebbero richiedere un’eccezione da parte di Steven Zhang onde evitare che con la Juventus (pure lei forte su Frattesi) possa ripetersi in fotocopia la beffa subita per Bremer. Su Carlos Augusto l’Inter invece non ha una concorrenza così agguerrita, ma comunque non troverà tappeti rossi: il Monza intende monetizzare dalla cessione del suo gioiello e difficilmente accetterà uno scambio alla pari con Sensi (pallino di Galliani). Piuttosto potrebbe essere imbastita una operazione simile a quella con il Sassuolo per Frattesi (un giovane, Franco Carboni?, più soldi) senza però avere la Juve pronta a mandare all’aria il piano, il che non è poco. Una volta chiusi questi file, si penserà all’attacco, dove il sacrificabile è Correa: la sua uscita, e quanto risparmiato dall’ingaggio di Dzeko, saranno linfa su cui farsi venire qualche altra buona idea.

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L'obiettivo - ambizioso - è rinforzare la rosa bilanciando entrate e uscite senza però cedere i big, come chiesto da Simone Inzaghi. Un sudoku che Piero Ausilio e Dario Baccin, suo fidatissimo braccio destro, devono sbrogliare grazie a una politica fatta di giochi a incastri: a ogni azione, corrisponde una reazione e viceversa. Tra l’altro, se si vuole guardare il bicchiere mezzo pieno, grazie a quanto combinato dall’Inter in Champions, quest’anno l’asticella posta da Suning non prevede più di chiudere il mercato in attivo di 60 milioni, ma che il saldo tra entrate e uscite sia pari a zero. Il che, per chi era abituato a dover cedere i pezzi più pregiati dell’argenteria (Lukaku, rientrato poi dalla “finestra” e Hakimi, un addio che brucia ancora a chi governa l’area tecnica), rappresenta comunque una boccata d’ossigeno.

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Problema è che l’asticella, essendo arrivata l’Inter in finale di Champions, si è alzata: obiettivo per la stagione che verrà è vincere il campionato (sarebbe lo scudetto della 2ª stella) e fare strada nuovamente in Europa, dove l’Inter ha dimostrato di potersela giocare pure contro i migliori della compagnia, ovvero il Manchester City di Pep Guardiola. La rosa è competitiva già così com’è e quindi - in assenza di dolorosissime partenze - l’obiettivo (al momento) è rendere più profonde e qualitative le rotazioni. A ogni mossa in entrata, si diceva, deve corrisponderne una in uscita. Con i primi milioni incassati (dal riscatto di Pirola da parte della Salernitana e dall’acquisto di Zaniolo da parte del Galasataray), sono stati presi Acerbi (4 milioni alla Lazio) e Bisseck (7 milioni la clausola a favore dell’Aarhus, pagabile però in 2 rate da 3.5 l’una). Questo sarà il modus operandi che regolerà il mercato dell’Inter.

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