L’impressione, ancora una volta, è che la giustizia sportiva non sia uguale per tutti. Il che, in fondo, non è neppure il problema più grave per chi, nei suoi ranghi, ha avuto un gentiluomo come Rosario D’Onofrio, il procuratore dell’Aia, arrestato il 20 maggio 2020 per un trasporto di 44 kg di marijuana, ma promosso nel 2021, mentre scontava la pena ai domiciliari. La stessa giustizia che ieri ha celebrato in segreto il processo, senza permettere una visione pubblica del dibattimento. Perché nascondersi? Perché farlo nel 2023? Cosa era meglio: non mostrare o non far ascoltare? Anche l’inquisizione, in fondo, celebrava pubblicamente i suoi processi.
Sì, dovrà essere molto convincente Torsello nel motivare la sua decisione. E molto attento, perché quelle motivazioni potrebbero segnare un prima e un dopo, perché gli stessi principi e la stessa severità andranno applicati con altri club. Se la Giustizia Sportiva ha deciso di far cambiare marcia al calcio italiano (che di trucchi di bilancio ha campato e vive da trent’anni almeno) è una buona notizia, perché non è mai troppo tardi per mondare certe abitudini. Ma se si pensa che condannare la Juventus equivalga a fare pulizia si applica un metodo selvaggio e primitivo, si fa la giustizia del capro espiatorio.