Juventus tra giustizia e scelte tecniche: il mese in cui nasce il futuro

Il club bianconero pone le basi per la rinascita: la chiarezza sul progetto deve guidare le scelte

Il futuro della Juventus non è solo nelle mani della Juventus, intrappolato per metà nella vicenda giudiziaria che lunedì vivrà un passaggio fondamentale con l’udienza per le plusvalenze e che ieri ha visto arrivare il deferimento per il filone stipendi. È così dall’inizio della stagione non è una situazione civile, come ha spiegato ieri lo stesso ministro dello sport Abodi, intervenendo sulle eccentriche tempistiche della giustizia sportiva. È davvero curioso come la vicenda che coinvolge la Juventus stia evidenziando tutte le anomalie che distorcono la giustizia sportiva, al punto che anche dei ministri della Repubblica come Giorgetti (mercoledì) e Abodi (ieri) si rendano conto che qualcosa non va e auspichino riforme e cambiamenti. Naturalmente dopo che la Juventus ci sarà passata attraverso e ne avrà subito le conseguenze, come quella di vivere una stagione sballottata fra penalizzazioni tolte e messe, pubblicazione di atti e deferimenti a orologeria.

Qual è la classifica reale?

Il tutto mentre anche gli altri club di Serie A hanno cercato e cercano, invano, di capire quale sia la classifica reale. È una follia, ma evidentemente non abbastanza folle perché la Figc o la Lega abbiano avuto da ridire sul funzionamento del meccanismo, visto che il presidente federale Gravina ieri era più preoccupato di come «recuperare in termini di credibilità il brand straordinario della Juventus». E poco importa che gli altri 19 brand della Serie A siano stati, nel frattempo, svalutati militando in un campionato in cui sono stati tolti, messi e presto ritolti punti a una squadra, modificando in modo radicale la classifica per tre volte in pochi mesi. Ma non c’è una logica, tranne quella della spartizione del potere, della conservazione delle cariche, del proteggere un sistema il cui fine non è funzionare e svilupparsi (qualcuno ha detto riforme?), ma stare in piedi, garantendo il potere da spartirsi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

L’immagine della Juventus

Gravina, tuttavia, ha ragione (non gli capita di rado, d’altronde), la Juventus deve ricostruire la propria immagine, soprattutto a livello sportivo. Sta chiudendo la seconda stagione consecutive senza trofei, senza acuti, senza eroi e senza imprese: due stagioni anonime di brutte, a volte bruttissime, partite; di pochi gol; di delusioni brucianti; di momenti chiave sempre falliti e di tanti, troppi rimpianti per scelte frettolose. Ma non sono le sconfitte che macchiano l’immagine del club agli occhi del suo popolo, quanto il come le sconfitte sono arrivate. Non è la mancanza di trofei che angustia milioni di tifosi, quanto la sensazione di impotenza e fragilità che ha dato la squadra da due anni a questa parte. La Juventus e la sua gente non hanno mai avuto l’ossessione dell’estetica pallonara: fedeli a una certa piemontesità hanno sempre apprezzato la solidità, la concretezza, l’agonismo e lo spirito combattente. Cose mai viste o viste assai fugacemente nelle ultime due malandate stagioni.

La Juventus del futuro

La ricostruzione deve partire da lì, dalla rinascita di uno spirito, dalla ricerca della necessaria intensità atletica, da un’idea di manovra offensiva che non debba solo ed esclusivamente basarsi sull’intuizione estemporanea del singolo. Altrimenti se la Juventus continuasse a trascinare calcio abulico sul prato dello Stadium, le tribune, già freddine, diventerebbero artiche e la pazienza dei tifosi, giù bucata dalla giustizia sportiva, si sgonfierebbe del tutto. La Juventus, nel giro di un mese, conoscerà le decisioni dei giudici e dovrà elaborare le proprie sul direttore sportivo e sull’allenatore. Allegri non è affatto sicuro di essere esonerato, anzi. Ma la Juventus del futuro deve cercare talenti low cost, sfruttare la seconda squadra e far funzionare tutto in modo da rigenerare anche l’entusiasmo. È Allegri l’allenatore che può garantire la riuscita di questo progetto? La risposta può anche essere sì, ma presuppone cambiamenti cruciali da parte del tecnico. Serve, dunque, una riflessione attenta: il rischio, qualunque sia la scelta, è di allungare i tempi di ricostruzione, perdere tempo, soldi e tifosi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il futuro della Juventus non è solo nelle mani della Juventus, intrappolato per metà nella vicenda giudiziaria che lunedì vivrà un passaggio fondamentale con l’udienza per le plusvalenze e che ieri ha visto arrivare il deferimento per il filone stipendi. È così dall’inizio della stagione non è una situazione civile, come ha spiegato ieri lo stesso ministro dello sport Abodi, intervenendo sulle eccentriche tempistiche della giustizia sportiva. È davvero curioso come la vicenda che coinvolge la Juventus stia evidenziando tutte le anomalie che distorcono la giustizia sportiva, al punto che anche dei ministri della Repubblica come Giorgetti (mercoledì) e Abodi (ieri) si rendano conto che qualcosa non va e auspichino riforme e cambiamenti. Naturalmente dopo che la Juventus ci sarà passata attraverso e ne avrà subito le conseguenze, come quella di vivere una stagione sballottata fra penalizzazioni tolte e messe, pubblicazione di atti e deferimenti a orologeria.

Qual è la classifica reale?

Il tutto mentre anche gli altri club di Serie A hanno cercato e cercano, invano, di capire quale sia la classifica reale. È una follia, ma evidentemente non abbastanza folle perché la Figc o la Lega abbiano avuto da ridire sul funzionamento del meccanismo, visto che il presidente federale Gravina ieri era più preoccupato di come «recuperare in termini di credibilità il brand straordinario della Juventus». E poco importa che gli altri 19 brand della Serie A siano stati, nel frattempo, svalutati militando in un campionato in cui sono stati tolti, messi e presto ritolti punti a una squadra, modificando in modo radicale la classifica per tre volte in pochi mesi. Ma non c’è una logica, tranne quella della spartizione del potere, della conservazione delle cariche, del proteggere un sistema il cui fine non è funzionare e svilupparsi (qualcuno ha detto riforme?), ma stare in piedi, garantendo il potere da spartirsi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...
1
Juventus tra giustizia e scelte tecniche: il mese in cui nasce il futuro
2