Ma, nel male della situazione, le è capitato di pensare che questo potesse essere l’anno ideale per giocare una sola volta a settimana così da resettare dopo l’infortunio e gli strascichi conseguenti?
«Sono certo che questo sarebbe stato l’anno giusto a prescindere, perché ero già focalizzato sulla nuova stagione all’indomani degli impegni con la Nazionale a giugno. Il periodo di vacanze mi ha fatto molto bene dopo sei mesi difficili, ma fin dall’estate il mio unico pensiero era quello di tornare al più presto in campo per fare un grande ritiro estivo. È l’unica cosa di cui ho parlato con Giuntoli, quando ha assunto il nuovo incarico e mi ha telefonato: “Direttore, mi serve una gran preparazione per tornare in forma”».
Con il mister, invece, ai nastri di partenza della stagione cosa vi siete confidati?
«Appena ci siamo incrociati, in ritiro, Allegri è stato il primo a dirmi che mi vedeva molto bene fisicamente. E infatti adesso mi sta dando grande fiducia, con tutti gli aspetti positivi che ne conseguono anche a livello mentale».
Ma è vero, ampliando invece il discorso ai suoi interessi, che è un fanatico di astronomia?
«Sì, è vero, mi ha sempre affascinato: il calcio e i documentari sull’universo sono sempre state le mie due passioni più grandi. Poi, per fortuna, sono riuscito a sfondare nel pallone… altrimenti, sull’altro versante, avrei dovuto studiare molto di più!».
E, quindi, che pianeta è la Juventus?
«Più che un pianeta è una stella: è il sole, intorno al quale tutto ruota. Un punto d’arrivo, con così tanti tifosi e così tante responsabilità di conseguenza. In bianconero anche un pareggio viene visto come una sconfitta, ma lo dobbiamo accettare se vogliamo indossare questa maglia».
E le piace tutta questa pressione?
«Se mi piace? Sono venuto a Torino apposta!».
La sua formazione così particolare, all’International School of Florence, la aiuta ora a gestire i momenti più difficili anche in ambito calcistico?
«Il mio percorso scolastico è stato molto “open minded”, come dicono gli inglesi, fin da piccolo in classe mi sono confrontato con compagni da ogni angolo del mondo. Questo mi ha aiutato a coltivare dei punti di vista diversi, che adesso mi agevolano nei rapporti all’interno dello spogliatoio. Diciamo che, grazie alla scuola che ho frequentato, credo oggi di avere più facilità nel capire il pensiero di compagni che arrivano anche da realtà lontane dalla nostra».