Carlos Alcaraz è un altro ragazzo interessante: può avere subito impatto nella Juve?
"Alcaraz è un progetto importante, a me piace. La Juve con questo tipo di affare, intelligente, evita i rischi di un’operazione alla De Ketelaere fatta dal Milan, dove puoi avere difficoltà iniziali, se oggi avessi voluto subito Alcaraz avresti dovuto pagarlo tanto. La Juve ha fatto un’operazione valida tecnicamente, da direttore sportivo intelligente che mette il ragazzo in condizioni di poter crescere. I rischi poi sono tutti degli altri: in questo modo ti rendi conto di quello che hai in casa, il giocatore ha meno pressioni e puoi non riscattarlo trattando il riscatto ad un prezzo più basso. Così si evita che i giocatori vengano valorizzati altrove o vengano giudicati dei bidoni, invece De Ketelaere è fortissimo. Anche Samardzic rientra in questo esempio: l’Udinese lo ha pagato 4 milioni, lo avesse pagato di più la gente avrebbe voluto vedere gol, assist, tutto subito. Così l’investimento ha meno rischio d’impresa iniziale".
Juventus e Udinese sono le due squadre che hanno lo stadio di proprietà: è la nuova frontiera? Quanto può essere importante riuscire a fare un salto di qualità?
"Oggi non si può prescindere, dà una solidità al progetto e al patrimonio del club che si riflette su tutti gli aspetti del lavoro. Con lo stadio di proprietà dai un’idea a chi investe su di te, e se il club vive una turbolenza l’appeal è migliore per chi magari deve venire a risanarti i debiti".
Oggi ci sarà un’Assemblea di Lega importante: cosa si aspetta visto che le riforme come la Serie A a 18 squadre sono tra i temi?
"Da dirigente nella mia prima Udinese sono stato tra i fautori del passaggio da 18 a 20 squadre. Dico che per il format italiano a 20 è la formula giusta: l’Inghilterra, che spesso citiamo come esempio da seguire, ha un format simile e non vedo perché dovremmo fare qualcosa di diverso. Sono convinto che da un punto di visto di governance la Serie A a 18 non abbia possibilità di passare, a meno che qualche piccolo o medio club non si metta a votare contro i propri interessi. Poi nel calcio ho visto accadere di tutto...".
La sostenibilità quindi secondo lei non passa dalla riduzione delle squadre.
"No, bensì dall’utilizzo degli extracomunitari, dalle seconde squadre, dalla tutela dei settori giovanili, dal miglior allestimento dei pacchetti televisivi da vendere, da una televisione della Lega di A. Lo sviluppo di nuove idee per il commerciale e per i diritti televisivi: è lì che la Premier fa la differenza".
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