E della Superlega che ne pensa?
"La Superlega è un’idea: dal punto di vista di fantasia progettuale può anche essere condivisibile, ma nella pratica inciderebbe sulla valorizzazione di un prodotto calcio che in Italia ha delle sue regole non scritte. Mi spiego: una medio piccola può vincere una volta ogni 50 anni uno scudetto, come accaduto in Premier col Leicester mentre qui è accaduto con Cagliari e Verona. Da un punto di vista di ragionamento e di business plan, chi può criticare la Superlega? Ma è comunque qualcosa che necessità di tempi lunghi, senza dimenticare che c’è un sistem a Uefa e Fifa che sfugge ad ogni logica di considerazione e che ha un potere dominante".
Si aspettava una stagione così animata da polemiche arbitrali anche a livello Var?
"No, anche se sono anni che dico che c’è tanto da fare per migliorare gli interventi in sala Var: per esempio la possibilità di vedere certi momenti della gara alle panchine senza dimenticare anche la qualità degli uomini in sala Var. Non capisco perché debbano andare solo ex arbitri o arbitri. Avrei visto bene corsi sviluppati per ex giocatori. Con il servizio di Le Iene sono emersi l’utilizzo di protocolli incerti e i malesseri all’interno della categoria, che sono profondi tanto da far sembrare un intervento di un arbitro, che si nasconde nell’anonimato, come quello di un pentito. Dico la verità, lì si è toccato il fondo soprattutto riguardo alla credibilità del sistema arbitrale. Questo genera sospetti che nel calcio già si sviluppano senza la necessità di creare situazioni simili a gialli televisivi o a film criminali".