Vlahovic splende, la Juve stenta: con il Frosinone è salvata da Rugani al 95’

La squadra di Allegri soffre ed evidenzia grandi problemi difensivi, ma trascinata dal suo centravanti (e da un ottimo McKennie) ritrova la vittoria nei minuti di recupero

Se Rugani fa gol da posizione alla Laudrup, al 94’ e per giunta con la palla che passa tra le gambe del portiere Cerofolini, firmando così la vittoria per 3-2 della Juve sul Frosinone, allora forse il vento è girato. Quel vento che, per dire, nel primo tempo aveva costretto Rabiot a uscire per un infortunio causatogli da Bremer (sì, da Bremer, non è un errore) o nel secondo aveva fatto impattare una girata a botta sicura dello stesso Rugani sulla schiena di Alcaraz a terra. Il vento forse è girato, ma ciò non toglie che Allegri e i giocatori per sfruttarlo debbano aggiustare la chiglia e rattoppare le vele.

Perché la squadra bianconera ha probabilmente preso la medicina di cui aveva più bisogno, tre punti che interrompono a quattro la striscia di partite senza vittorie, ma non può certo definirsi guarita: la partita ha raccontato altro e altro raccontano cinque giornate consecutive con almeno un gol subito, addirittura due nelle ultime due. Cinque partite tre delle quali in casa e quattro contro avversarie impegnate nella lotta salvezza.

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Illusione e problemi

E pensare che la partita contro la squadra di Di Francesco, presentatosi con un 3-5-2 a specchio di quello bianconero e con il solo Soulé titolare tra i tre gioielli bianconeri in prestito in Ciociaria, pareva nata perfetta. Juve schierata con l’abito classico nonostante i nuovi look provati in settimana, ma bellissima nel trovare spazio a destra allargando Gatti a servire McKennie, scattato in profondità e sontuoso nel controllo e nell’assist per il vantaggio di Vlahovic.

Un 1-0 al terzo minuto che avrebbe dovuto spianare la strada alla Juve, che invece si è persa nella mancanza di concentrazione e cattiveria agonistica ormai abituali dopo che il ko di San Siro ha allontanato le speranze Scudetto. Così i bianconeri hanno sbagliato, quando nella scelta, quando nell’esecuzione e quando in entrambi gli aspetti, passaggi elementari in fase di possesso, lasciando al contempo spazi fino a poco tempo fa inimmaginabili in fase difensiva. Così il Frosinone ha pareggiato con un colpo di testa di Cheddira, dimenticato da Cambiaso e senza che nessuno dei tre centrali intervenisse sul cross di Zortea, liberatosi troppo facilmente di uno spento Locatelli.

E così ha raddoppiato partendo addirittura da un fallo laterale all’altezza della propria area di rigore, con un’azione splendida ma anche pressoché incontrastata, chiusa dal sinistro sotto la traversa di Brescianini (che si è messo in mostra non solo col gol). Azione facilitata da un Rabiot già dolorante e poi uscito, come nel finale di partita è successo a McKennie: la lussazione al primo dito del piede destro del francese e quella alla spalla sinistra del texano, e i dubbi su entrambi in vista di Napoli, sono la nota rimasta stonata della partita.

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La Juve e le speranzea

Un ribaltone che spalanca l’inferno sotto la squadra bianconera, in quel momento solo a +7 sul Bologna. Vlahovic però trascina i compagni a scalarle, le pareti dell’inferno, come da discorso «alpaciniano» di Ogni maledetta domenica. Li trascina con l’esempio, le parole e il gol del pareggio, ancora servito da un tocco intelligente di McKennie, sfruttato con controllo e sinistro sul secondo palo perfetti. E poi con la torre di testa che porta al gol salvifico di Rugani. Ed è certo in lui, nove gol nelle ultime sette presenze, che Allegri può trovare il punto d’appoggio su cui rialzare la Juventus.

Da lui e dall’atteggiamento dell’ultima mezzora, quando la squadra bianconera ha preso la partita in mano e dato, come non era successo nei primi 60 minuti, la sensazione concreta di poter segnare. Un lavoro a cui il tecnico potrà dedicarsi con la spinta emotiva che dà sempre una vittoria ottenuta con le unghie e con i denti come quella di ieri. Quelle unghie e quei denti con cui la Juventus deve tornare ad aggrapparsi alle partite dal primo all’ultimo minuto, a cominciare da domenica al Maradona contro il Napoli.

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Se Rugani fa gol da posizione alla Laudrup, al 94’ e per giunta con la palla che passa tra le gambe del portiere Cerofolini, firmando così la vittoria per 3-2 della Juve sul Frosinone, allora forse il vento è girato. Quel vento che, per dire, nel primo tempo aveva costretto Rabiot a uscire per un infortunio causatogli da Bremer (sì, da Bremer, non è un errore) o nel secondo aveva fatto impattare una girata a botta sicura dello stesso Rugani sulla schiena di Alcaraz a terra. Il vento forse è girato, ma ciò non toglie che Allegri e i giocatori per sfruttarlo debbano aggiustare la chiglia e rattoppare le vele.

Perché la squadra bianconera ha probabilmente preso la medicina di cui aveva più bisogno, tre punti che interrompono a quattro la striscia di partite senza vittorie, ma non può certo definirsi guarita: la partita ha raccontato altro e altro raccontano cinque giornate consecutive con almeno un gol subito, addirittura due nelle ultime due. Cinque partite tre delle quali in casa e quattro contro avversarie impegnate nella lotta salvezza.

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