La Juventus è viva e Federico Chiesa è definitivamente risorto, due premesse che consentono al popolo juventino di coltivare qualche speranza in più per la finale di Coppa Italia e per un epilogo di campionato più dignitoso. Poco altro, perché il pareggio contro la Roma non colma le lacune della squadra e non cambia il giudizio sul terrificante girone di ritorno con appena due vittorie nelle ultime quattordici partite, nelle quali sono stati raccolti altrettanti punti.
La Juve, gli 80 milioni e la "casualità"
Tuttavia sarebbe disonesto non riconoscere una maggiore vivacità e una voglia di vincere che si era molto stemperata negli ultimi mesi. La qualificazione in Champions League è ancora da conquistare, ma seppure in slow motion la Juventus ci sta arrivando e diventa difficile ipotizzare il suicidio sportivo che la potrebbe privare del posto e degli ottanta preziosi milioni. La ricomparsa del vero Chiesa, oltretutto, restituisce alla fase offensiva un’arma più affilata dell’ultimo Vlahovic, anche se la Juventus continua a essere una squadra casuale. Può vincere, perdere o pareggiare qualunque partita.