Al centro del progetto, Kenan Yildiz, c’era finito eccome. Storia della scorsa estate, mica lustri: il rinnovo quinquennale con generoso adeguamento, la maglia numero 10 sulle spalle, le grandi aspettative sul suo conto. Da quel progetto tecnico, ben intenso, il fantasista non è mai uscito. Ma sotto la gestione Thiago Motta si è ritrovato, via via, in una posizione più defilata. Per riscoprirsi al centro, in tutti i sensi, è servita la sosta per le Nazionali, con il cambio d’abito dal bianconero al rosso della Turchia di Montella.
Yildiz, gli elogi di Montella
Il commissario tecnico italiano, infatti, ieri sera ha ribadito con i fatti come – dal suo punto di vista – Yildiz debba ricoprire un ruolo di primissimo piano. Al punto da schierarlo nel cuore del gioco, ovvero da trequartista centrale in un 4-2-3-1 del tutto simile a quello della Juventus, e da tenerlo in campo per tutti i 90’ della sfida d’andata contro l’Ungheria, con in palio un pass per la Serie A della Nations League. Uno scenario profondamente diverso da quello affrescato soltanto quattro giorni prima al Franchi, per la partita di campionato con la Fiorentina, con il turco rimasto in panchina per tutto l’incontro e nonostante una piega che avrebbe potuto (dovuto?) indurre il tecnico a gettarlo nella mischia almeno in corso d’opera. E invece. E invece, proprio nel momento del massimo bisogno, si è materializzata una curiosità statistica che ha inevitabilmente destato scalpore: sempre in campo nelle precedenti 41 partite stagionali dei bianconeri, Yildiz si è fermato alla 42ª tappa. Proprio nell’occasione in cui Thiago Motta è sembrato, più di altre volte, volersi affidare a chi sente più in sintonia con il succitato progetto.