Figuraccia Uefa, ora la pezza: Europeo Under 21 con Var. Ma dai quarti...

Sotto gli occhi di tutto il mondo, sul palcoscenico dei giovani talenti di tutta Europa è andato in scena uno spettacolo indegno: Francia-Italia catapultata nella preistoria

Il modello sportivo europeo, il calcio dei meriti, principi di equità evocati ai quattro venti ad ogni uscita pubblica, parole che scendono come petali di rosa su un quadro radioso: a leggere e ascoltare i discorsi della Uefa di Ceferin sembra di vivere in un Eden calcistico del terzo millennio, un multiverso di successo imperiale con il trionfo da celebrare sui ribelli della Superlega.

Poi però c'è la realtà orwelliana di Qatar e Arabia Saudita che si comprano ogni giorno un pezzo del gioco, un FFP sempre meno fair e sempre più play ground dei club stato, una gestione e organizzazione degli eventi che fa acqua da tutte le parti - a Istanbul la finale di Champions è stata criticata a destra e manca, quella 2022 a Parigi tra ritardi e lacrimogeni sulle famiglie ancora fa rabbia - e che ha messo la ciliegina su una torta sempre più indigesta decidendo di far giocare gli Europei Under 21 senza Var e senza l'ausilio di alcuna tecnologia, salvo metterci una pezza ora dopo la figuraccia. E comunque solo dai quarti in poi, e che prima sia la legge della giungla. Ma perché?

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Europei Under 21 prima senza Var, ora dai quarti: grazie Ceferin

Imbarazzo, incredulità, stupore e rabbia sono il triste spettro emotivo delle reazioni a Francia-Italia da parte di chiunque si sia 'goduto' lo spettacolo messo in mostra a Cluj, in occasione della partita inaugurale degli azzurrini nel torneo. Uno show in potenza, nei fatti messo in piedi come un torneo rionale, senza alcun tipo di supporto tecnologico: il risultato - tra gol regolari non assegnati, falli di mano non visti in area e non puniti e interventi durissimi non sanzionati e decisivi - era una sensazione di spaesamento e impotenza, l'essere catapultati di forza in un passato di cui non si percepisce alcuna nostalgia e che nell'ipervelocità dell'evoluzione del mondo in cui viviamo è già preistoria. Il Mondiale U20, organizzato dalla Fifa, aveva il VAR nonostante fosse stato spostato in fretta e furia dall'Indonesia in Argentina...

Con quattro miliardi e mezzo di ricavi annuali a bilancio, pensare che il Var non fosse stato previsto per questione di costi è improponibile. Idem con patate per le infrastrutture, che in Romania e Georgia ci sarebbero eccome, come dimostra che sia stato possibile correre ai ripari, in maniera tardiva e comunque approssimativa. E allora perché, caro Ceferin? È questa la concezione del calcio del popolo che propone la Uefa? Il concetto di popolo, inteso come appassionati, tifosi, sportivi, amanti del gioco più bello del mondo, merita molto più rispetto.

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Il modello sportivo europeo, il calcio dei meriti, principi di equità evocati ai quattro venti ad ogni uscita pubblica, parole che scendono come petali di rosa su un quadro radioso: a leggere e ascoltare i discorsi della Uefa di Ceferin sembra di vivere in un Eden calcistico del terzo millennio, un multiverso di successo imperiale con il trionfo da celebrare sui ribelli della Superlega.

Poi però c'è la realtà orwelliana di Qatar e Arabia Saudita che si comprano ogni giorno un pezzo del gioco, un FFP sempre meno fair e sempre più play ground dei club stato, una gestione e organizzazione degli eventi che fa acqua da tutte le parti - a Istanbul la finale di Champions è stata criticata a destra e manca, quella 2022 a Parigi tra ritardi e lacrimogeni sulle famiglie ancora fa rabbia - e che ha messo la ciliegina su una torta sempre più indigesta decidendo di far giocare gli Europei Under 21 senza Var e senza l'ausilio di alcuna tecnologia, salvo metterci una pezza ora dopo la figuraccia. E comunque solo dai quarti in poi, e che prima sia la legge della giungla. Ma perché?

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