Pagina 2 | "Allegri come Trapattoni ma ha un difetto, Juve più stanca senza coppe..."

Massimo Mauro, che Juve-Napoli si aspetta?
«È un momento felice per la Juve e difficilissimo per il Napoli, una sconfitta dei partenopei sarebbe un vero problema da gestire per Mazzarri, che è lì da poco: potrebbe andare in difficoltà».
Lei è tra quelli che criticano il gioco di Allegri oppure no?
«Non sono né pro né contro: analizzo la partita e la giudico, se ha giocato bene dico bene, se ha giocato male dico male. Giustamente Allegri ha un’altra visione perché fa un altro mestiere. Per me la Juve ha giocato benissimo contro la Lazio, buono è stato anche il primo tempo contro l’Udinese. Contro l’Inter posso dire che sia stata una bella partita? No, è stata vergognosa: ho visto solo due gol meravigliosi, da intenditore, le difese sono state brave perché non hanno fatto toccare palla agli attaccanti, però due lampi in 90’ sono troppo poco per divertirsi. Senza verticalizzazioni, senza i tagli per andare dentro e fare gol diventa una noia. Allegri ha ragione nel puntare sulla difesa e nel non badare al possesso palla, posso averlo anche del 20%, ma ogni volta che conquisto palla si va con il contropiede, invece vedo che i giocatori rallentano, alcuni non sanno cosa fare e altri, peggio ancora, passano la palla all’indietro. L’allenatore è importante ma sta anche nelle iniziative dei giocatori, sono giuste le parole di Ancelotti quando dice “In avanti i giocatori hanno piena libertà di muoversi secondo istinto e intelligenza”. Perciò non faccio le crociate contro questo giocatore o allenatore: l’estremismo ha portato a guerra e odi, anche nel calcio sono insopportabili le prese di posizione a prescindere».

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Alla fin fine, Allegri ha più pregi o difetti?
«Sono affascinato dal modo di gestire di Allegri, a volte ha l’aria da santone, a volte è irriverente o antipatico, altre dimesso. Per intelligenza e umiltà mi ricorda Trapattoni: sempre a disposizione dei giocatori per fare qualunque cosa che gli consentisse di arrivare al risultato. Il difetto sta nel troppo attendismo delle sue squadre, mancano di iniziativa. Poi se gli attaccanti segnano poco sarà colpa di Allegri? Parliamo di gente come Vlahovic, Milik e Kean, abituata a fare gol. Magari è un problema individuale, però vorrei anche vedere nel corso di una partita dieci cross per il serbo».
Nella scorsa stagione la Juve era a -7 adesso è a +9 sul Napoli: ha inciso di più la ritrovata serenità bianconera dopo la ricostruzione societaria o l’appagamento del Napoli dopo i fasti dello scudetto?
«Pesa di più la situazione del Napoli, anche se quello che è successo alla Juve è stato terribile, ma lo ha superato brillantemente come squadra e società. Il Napoli invece non è stato capace di confermarsi a quei livelli: dopo quattro mesi di campionato tra Garcia, che non avrei mai preso, e Mazzarri, che ha sconfessato il suo 3-5-2, possiamo serenamente dire che Spalletti era tutto: non perché ha vinto, ma perché il Napoli senza quella guida non è più se stesso. Eppure, tranne Kim, è la stessa squadra dell’anno scorso... Ciò conferma che è possibile arrivare, ma difficilissimo ripetersi. Perciò la Juve che ha vinto 9 scudetti di fila ha compiuto un’impresa straordinaria».

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Giuntoli manca di più al Napoli o è l’elemento in più della Juventus?
«Per la Juve è ancora troppo presto, va giudicato dopo due-tre sessioni di mercato, anche se la quotidianità è straordinariamente importante, chi la sottovaluta sbaglia: i rapporti tra società, giocatori, allenatori equivalgono a punti. In questo Boniperti era il numero uno: alla gente interessa solo il gol, ma dietro alla vittoria c’è la gestione quotidiana dei giocatori e dei rapporti con i vari componenti delle loro vita. A Napoli Giuntoli era più un direttore sportivo e aveva creato una bella squadra di lavoro: servono persone giuste al posto giusto capaci di collaborare e lavorare in armonia».
Veniamo alle squadre: i due giocatori simbolo?
«Per la Juve Rabiot: potrebbe giocare meglio però è il giocatore simbolo anche di Allegri, che non lo sostituisce mai. Allegri è stato bravissimo a dargli fiducia e a responsabilizzarlo, si dovrebbe fare così con tutti i giocatori, anche con i campioni. Per il Napoli è difficile scegliere: dico Politano perché è l’unico capace di prendersi qualche responsabilità. Una scelta che dice tanto visto che nella squadra giocano Osimhen, Kvaratskhelia e Lobotka».
 
Chiesa-Vlahovic contro Osimhen-Kvaratskhelia: come lo vede il duello?
«Dipende dall’atteggiamento delle squadre: se Kvaratskhelia ha spazio è incontenibile, la Juve non deve commettere l’errore di non raddoppiare sulla sua fascia, Gatti potrebbe andare in difficoltà senza l’aiuto di McKennie. Allegri adotterà la stessa tattica usata con l’Inter, a maggior ragione perché il Napoli giocherà in attacco e lascerà alla Juve lo spazio per il contropiede. I bianconeri non dovranno concedere l’uno contro uno a Kvaratskhelia e Politano».
 
Quale sarà il reparto nevralgico che deciderà le sorti del match?
«Il centrocampo, senza dubbio, perché Maradona e Platini, che facevano reparto da soli, non ci sono più».

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A livello di singoli, è più forte la Juventus o il Napoli?
«Il Napoli, la Juve sopperisce al gap con l’intelligenza e l’umiltà di Allegri».
 
L’outsider di giornata?
«Anguissa nel Napoli, McKennie nella Juve se gioca da mezzala: in quel ruolo può essere imprevedibile perché è bravo negli inserimenti e nella tempistica, può avere l’occasione da gol».
 
Un pronostico?
«1-x-2, la classica tripla».
 
In caso di sconfitta, rischia più la Juve di permettere la fuga dell’Inter o il Napoli di uscire dalla zone Coppe europee?
«L’Inter è la squadra più forte, e in genere la più forte vince il campionato. Secondo me rischia più il Napoli di uscire dalla Coppe europee. La Juve deve puntare a tornare in Champions: dopo l’anno scorso l’obiettivo deve essere quello».
La Juve è avvantaggiata nella corsa scudetto perché non gioca in Europa?
«No, il disastro è di chi non gioca in Europa. Non è vero che se giochi la Champions sei più stanco: sono stanchi gli altri che guardano le Coppe in tv. Giocare ad alto livello non ti stanca, ma ti migliora sempre».
 
Per uno che ha giocato con Zico, Maradona e Platini, lei ha il palato fino: c’è un numero 10 in circolazione che si avvicina a quei tre geni?
«Bellingham, ha le doti del grandissimo giocatore, fa cose importantissime per la squadra con la semplicità dei grandi. Quando vedevo Zico, Maradona o Platini provavo a imitarne la giocata perché sembrava così semplice, invece non ci riuscivo... Bellingham è un giocatore universale, in questo momento è il migliore, è troppo bello da vedere, troppo efficace, educato con gli avversari e gli arbitri, leader con i compagni, è tutto quello che un allenatore vorrebbe avere. Complimenti al Real Madrid che lo ha preso, ad Ancelotti che lo allena e a Tuttosport che lo ha premiato con il Golden Boy».

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Alla fin fine, Allegri ha più pregi o difetti?
«Sono affascinato dal modo di gestire di Allegri, a volte ha l’aria da santone, a volte è irriverente o antipatico, altre dimesso. Per intelligenza e umiltà mi ricorda Trapattoni: sempre a disposizione dei giocatori per fare qualunque cosa che gli consentisse di arrivare al risultato. Il difetto sta nel troppo attendismo delle sue squadre, mancano di iniziativa. Poi se gli attaccanti segnano poco sarà colpa di Allegri? Parliamo di gente come Vlahovic, Milik e Kean, abituata a fare gol. Magari è un problema individuale, però vorrei anche vedere nel corso di una partita dieci cross per il serbo».
Nella scorsa stagione la Juve era a -7 adesso è a +9 sul Napoli: ha inciso di più la ritrovata serenità bianconera dopo la ricostruzione societaria o l’appagamento del Napoli dopo i fasti dello scudetto?
«Pesa di più la situazione del Napoli, anche se quello che è successo alla Juve è stato terribile, ma lo ha superato brillantemente come squadra e società. Il Napoli invece non è stato capace di confermarsi a quei livelli: dopo quattro mesi di campionato tra Garcia, che non avrei mai preso, e Mazzarri, che ha sconfessato il suo 3-5-2, possiamo serenamente dire che Spalletti era tutto: non perché ha vinto, ma perché il Napoli senza quella guida non è più se stesso. Eppure, tranne Kim, è la stessa squadra dell’anno scorso... Ciò conferma che è possibile arrivare, ma difficilissimo ripetersi. Perciò la Juve che ha vinto 9 scudetti di fila ha compiuto un’impresa straordinaria».

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