Corsi: "Veder giocare Yildiz...Italia, giovani fortissimi e la Juve fa scuola"

Il presidente dell'Empoli: "Nicola ha portato grinta da salvezza, con i bianconeri ce la giocheremo. Vlahovic o Lautaro? Vi spiego"

EMPOLI - Nell’ufficio di Fabrizio Corsi, presidente dell’Empoli dal 1991 e capace di far disputare 14 campionati di Serie B e 14 di Serie A alla squadra di una città di 50 mila abitanti, fa bella mostra la Coppa Carnevale del Torneo di Viareggio. I giovani sono da sempre la ricchezza e il futuro dell’Empoli e sono diventati la ricchezza e il futuro della Juventus, che gli azzurri andranno a sfidare sabato allo Stadium. E sono la ricchezza, assicura Corsi, e devono diventare il futuro, dell’intero calcio italiano. Giovani ai quali il presidente dei toscani indica un esempio, che non c’è più ma non va dimenticato.

Presidente, l’Italia piange Gigi Riva: che ricordo ha di lui?

"Ho ricordi vivi del Riva calciatore, l’ho visto giocare dal vivo in Fiorentina-Cagliari e ho ben presente Italia-Germania 4-3: la guardavo con mio padre, che sull’1-1 di Schnellinger al 90’ andò a letto per la delusione e io poi andai a richiamarlo sul 2-2. Un personaggio di altri tempi, i campioni di oggi hanno più degli attori che degli atleti, sono sulla Luna. Riva era sulla terra: è una bella cosa da raccontare ai giovani".

A proposito di tempi: si è appena chiusa la Supercoppa in Arabia e il presidente della Lega Casini ha prospettato l’idea di una giornata di campionato all’estero. Che ne pensa?

"Fa parte del gioco: c’è un’opportunità economica per tutti e non vedo perché non debba essere approfondita. Abbiamo un gap con gli altri Paesi europei, con i diritti televisivi siamo al terzo, quarto posto. Anche la Spagna li vende all’estero per cifre esorbitanti e non è solo per Real Madrid e Barcellona, il campionato spagnolo offre spettacolo anche con squadre di secondo livello. E con pochi stranieri, questo lo sottolineerei: si può avere l’interesse mondiale anche senza tanti stranieri e con tanti giovani. Noi siamo indietro lì, perché non abbiamo focalizzato bene il problema. La Lega spagnola ha intimato al Barcellona di spendere meno e il Barcellona ha fatto giocare i giovani. E ha vinto il campionato. Io ho una visione ben precisa dei settori giovanili e posso dire che la maggior parte dei club italiani ha contenuti di alto livello. L’Italia Under 20 è vicecampione del mondo, l’Under 19 è campione d’Europa. Poi si vedono le partite e si contano un italiano o due: è una discrepanza a svantaggio del nostro calcio".

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La scelta della Juventus di puntare sui giovani può essere d’esempio per arrivare alla sostenibilità?

"Io non posso certo indicare la strada ai grandi club, che hanno esigenze completamente diverse da quelle che ho io, però se la Juventus nell’ultimo anno e mezzo ha fatto giocare sette o otto ragazzi giovani - al di là di valorizzarli, di valorizzare il lavoro del settore giovanile e della seconda squadra - posso pensare che ne abbia ricevuto benefici anche nei numeri. Ma anche gli altri grandi club hanno giovani di quel livello, penso alla Roma".

Altro tema centrale del calcio italiano sono gli stadi: la ristrutturazione del Castellani - Computer Gross Arena si avvicina?

"Stiamo entrando nel vivo dell’analisi dei numeri. Abbiamo partner che hanno il desiderio di accompagnarci in questo investimento e, una volta avuti numeri precisi, li solleciteremo ad avere una presenza importante. La volontà è sicuramente ristrutturare, ma ci serve l’appoggio dei partner".

Un anno e mezzo fa avete abbandonato la prima squadra femminile dopo quattro campionati di Serie A. Come mai?

"È stata un’esperienza bella, che ci ha regalato grandi soddisfazioni. Portarla avanti bene come abbiamo fatto e come avremmo voluto continuare a fare, però, non era più compatibile con la nostra realtà: a livello di investimenti, con i costi aumentati dal professionismo, e di strutture. Una società come la nostra, che ha risorse limitate, deve concentrarsi su quello che sa fare e per noi è fondamentale puntare sul settore giovanile. Investiamo cifre considerevoli, rapportate al nostro bilancio, e a oggi credo che abbiamo il valore più alto di sempre: mi riferisco ai ragazzi tra il 2007 e il 2010. Risultati e convocazioni nelle Nazionali come quelli attuali non li abbiamo mai avuti".

Qui con lei c’è sua figlia Rebecca: vicepresidente, amministratore delegato e consigliere in Lega. Che soddisfazione è vederla seguire la sua passione?

"Più ancora della soddisfazione è il sentirmi supportato: c’è condivisione dei problemi, mi dà una mano importante. La nostra esperienza in Serie A è difficilissima perché i costi sono quasi raddoppiati in sette-otto anni, mentre le entrate no. E le entrate per noi sono molto legate a valorizzare i giovani: non è sempre facile farlo e al tempo stesso conseguire risultati".

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Un bel risultato lo avete conseguito domenica con il Monza, alla prima con Nicola in panchina.

"Abbiamo preso una boccata d’ossigeno, perché ci sentivamo su una via senza ritorno. Il cambio di allenatore è stato dettato proprio dalla volontà di non accettare i risultati. Nicola richiede grande volontà, atteggiamento umile e aggressivo. Cose che secondo me ci sono mancate: per esempio eravamo ultimi nella classifica dei duelli individuali vinti. Sicuramente abbiamo una squadra più votata all’aspetto tecnico, però per far giocare un po’ meno gli altri ed essere più efficaci nelle transizioni mi sembra che sia l’allenatore giusto. La prima partita ci ha mostrato questo".

Ora c’è la Juve, che meno di un anno fa, il 22 maggio, fa lasciava Empoli con le ossa rotte, sconfitta 4-1 e penalizzata di 10 punti prima della partita. Sorpreso di trovarla in testa?

"La Juve aveva vissuto una stagione difficilissima da gestire, per l’allenatore e per la società. Di sicuro tutto questo ha avuto riflessi negativi su gioco e risultati, però il lavoro fatto l’anno scorso sta dando frutti. Ora che la Juventus è in testa si comincia a rendersene conto, ma io non capisco come si potesse pensare a un’Inter strafavorita: le ho sempre viste alla pari. E la Juventus senza impegni di coppa può avere un piccolo vantaggio: se l’Inter può incappare in una giornata negativa è dopo una partita di coppa, come l’anno scorso contro di noi.

Non mi pare che la Juventus abbia meno sostanza nella rosa e poi c’è stato l’inserimento dei giovani, sicuramente fra le cose più positive di quest’anno, che credo possa riequilibrare qualche differenza tecnica: quando vedo giocare Yildiz... È un talento a cui non manca nulla e che è nel posto giusto per crescere. Alla Juventus e a Torino gli atleti sono atleti più che attori, per tornare al discorso di prima. È un po’ quello che, in piccolo, capita da noi, dove la grande tranquillità della piazza aiuta, soprattutto i giovani".

Che partita si aspetta?

"Mi auguro una partita in cui ce la giochiamo, una grande prestazione che possa darci convinzione anche in caso di risultato negativo. Poi non è detto che debba vincere la Juve: non andiamo certo a Torino rassegnati alla sconfitta".

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Vlahovic può essere il Lautaro della Juve?

"Vlahovic mi sembra di nuovo il Vlahovic di Firenze: ora lo riconosco, perché ha una presenza significativa sia a cospetto della difesa avversaria, sia in area. È decisivo. Ed è tornato a vincere i duelli: è la differenza tra lui e gli attaccanti normali. Lautaro è diverso, ha dei movimenti e un’intelligenza per cui si trova in condizione di fare gol senza bisogno di farlo, il duello. Sono diversi, ma sono il meglio che offre ora il nostro campionato".

Ritroverete Rugani, cresciuto qui.

"Per me è sempre il ragazzo che ho visto dagli Allievi, che prendeva il pullmino cinque giorni a settimana da Lucca per venire ad allenarsi. Poi è andato alla Juve ed è tornato in Serie B con Sarri, che lo battezzò subito come titolare nonostante altri molto più esperti. Il suo percorso con la Juventus è stato una conseguenza e nell’ultimo anno e mezzo ha avuto un crescendo sempre più convincente. Quando lo vedo gli chiedo se i suoi genitori sono sempre per l’Empoli, perché mi raccontava che avevano continuato a tifare Empoli".

Baldanzi e Fazzini saranno i nuovi Rugani, ruolo a parte?

"Sì: i nuovi Rugani, i nuovi Ricci, i nuovi Asllani.... Tutti ragazzi che hanno trovato una bella dimensione. E ne arriveranno altri: nell’Under 20 che ha vinto 3-0 in Inghilterra a novembre avevamo Angori e Ignacchiti che giocano in C nel Pontedera e avremmo già potuto spostare in B. E aspettiamo Belardinelli che è stato frenato da un infortunio".

Si è parlato tanto di Var: che ne pensa?

"Tutti dicono la loro, ma mi pare che si stia aggiungendo confusione. Io un’opinione ce l’ho e se gli addetti ai lavori me la chiedessero gliela direi in un ufficio. Vedo un movimento in grossa difficoltà, pensavo che il Var potesse risolvere tanti problemi e una parte li ha risolti, qualcuno stranamente no. Dico stranamente perché un arbitro può sbagliare per tanti motivi, ma sbagliare con il Var sinceramente mi pare strano".

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"Ho ricordi vivi del Riva calciatore, l’ho visto giocare dal vivo in Fiorentina-Cagliari e ho ben presente Italia-Germania 4-3: la guardavo con mio padre, che sull’1-1 di Schnellinger al 90’ andò a letto per la delusione e io poi andai a richiamarlo sul 2-2. Un personaggio di altri tempi, i campioni di oggi hanno più degli attori che degli atleti, sono sulla Luna. Riva era sulla terra: è una bella cosa da raccontare ai giovani".

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"Fa parte del gioco: c’è un’opportunità economica per tutti e non vedo perché non debba essere approfondita. Abbiamo un gap con gli altri Paesi europei, con i diritti televisivi siamo al terzo, quarto posto. Anche la Spagna li vende all’estero per cifre esorbitanti e non è solo per Real Madrid e Barcellona, il campionato spagnolo offre spettacolo anche con squadre di secondo livello. E con pochi stranieri, questo lo sottolineerei: si può avere l’interesse mondiale anche senza tanti stranieri e con tanti giovani. Noi siamo indietro lì, perché non abbiamo focalizzato bene il problema. La Lega spagnola ha intimato al Barcellona di spendere meno e il Barcellona ha fatto giocare i giovani. E ha vinto il campionato. Io ho una visione ben precisa dei settori giovanili e posso dire che la maggior parte dei club italiani ha contenuti di alto livello. L’Italia Under 20 è vicecampione del mondo, l’Under 19 è campione d’Europa. Poi si vedono le partite e si contano un italiano o due: è una discrepanza a svantaggio del nostro calcio".

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