La scelta della Juventus di puntare sui giovani può essere d’esempio per arrivare alla sostenibilità?
"Io non posso certo indicare la strada ai grandi club, che hanno esigenze completamente diverse da quelle che ho io, però se la Juventus nell’ultimo anno e mezzo ha fatto giocare sette o otto ragazzi giovani - al di là di valorizzarli, di valorizzare il lavoro del settore giovanile e della seconda squadra - posso pensare che ne abbia ricevuto benefici anche nei numeri. Ma anche gli altri grandi club hanno giovani di quel livello, penso alla Roma".
Altro tema centrale del calcio italiano sono gli stadi: la ristrutturazione del Castellani - Computer Gross Arena si avvicina?
"Stiamo entrando nel vivo dell’analisi dei numeri. Abbiamo partner che hanno il desiderio di accompagnarci in questo investimento e, una volta avuti numeri precisi, li solleciteremo ad avere una presenza importante. La volontà è sicuramente ristrutturare, ma ci serve l’appoggio dei partner".
Un anno e mezzo fa avete abbandonato la prima squadra femminile dopo quattro campionati di Serie A. Come mai?
"È stata un’esperienza bella, che ci ha regalato grandi soddisfazioni. Portarla avanti bene come abbiamo fatto e come avremmo voluto continuare a fare, però, non era più compatibile con la nostra realtà: a livello di investimenti, con i costi aumentati dal professionismo, e di strutture. Una società come la nostra, che ha risorse limitate, deve concentrarsi su quello che sa fare e per noi è fondamentale puntare sul settore giovanile. Investiamo cifre considerevoli, rapportate al nostro bilancio, e a oggi credo che abbiamo il valore più alto di sempre: mi riferisco ai ragazzi tra il 2007 e il 2010. Risultati e convocazioni nelle Nazionali come quelli attuali non li abbiamo mai avuti".
Qui con lei c’è sua figlia Rebecca: vicepresidente, amministratore delegato e consigliere in Lega. Che soddisfazione è vederla seguire la sua passione?
"Più ancora della soddisfazione è il sentirmi supportato: c’è condivisione dei problemi, mi dà una mano importante. La nostra esperienza in Serie A è difficilissima perché i costi sono quasi raddoppiati in sette-otto anni, mentre le entrate no. E le entrate per noi sono molto legate a valorizzare i giovani: non è sempre facile farlo e al tempo stesso conseguire risultati".
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