Bremer, la clausola e il mercato Juve: cosa ci dicono le parole di Elkann

Il brasiliano può andare via per 55 milioni, anche se l’ultima parola spetta al club bianconero Juve: cifra non da outlet, ma inferiore alla quotazione del difensore. E su sostenibilità e Next Gen non mancano le opzioni contrastanti

È strano davvero, il tifoso Juve di ultima generazione. Quello che usa la password #finoallafine per deridere De Sciglio oppure Alex Sandro sino alla scadenza di contratto. Ma non si cura di Bremer che invece, sul proprio contratto, ha la password #finoallaclausola. La Juve incassa 55 milioni e il brasiliano se ne va. Arrivederci e grazie? Insomma… Gleison Bremer Silva Nascimento per i documenti brasiliani, semplicemente Bremer per tutti e per volontà di suo padre che era ammiratore di Andreas Brehme, tedesco campione del mondo nel 1990 e interista campione d’Italia nel 1989.

Bremer alla Juve e la sfida vinta con l'Inter

I dati anagrafici sono complessi. La storia calcistica anche. Il Toro lo prende nel 2018 grazie al direttore sportivo Petrachi, che decide al ballottaggio con un altro brasiliano, Lucas Verissimo, allora al Santos, poi quasi meteora nel Benfica e ultimamente avvistato in Qatar (!). In granata Bremer è la classica seconda scelta, anzi terza opzione in difesa dove resta a guardare i titolari Djidji e Moretti. Ha già ventidue anni, ma gioca poco o nulla. Va meglio la seconda stagione, con Mazzarri allenatore: titolare e boom. Dopo averlo pagato appena 5 milioni, Cairo realizza la miglior plusvalenza della sua storia presidenziale. Provvede ad allestire un’asta, cui partecipano Inter e Juventus. Secondo i resoconti dell’estate 2022, i nerazzurri offrono 30 milioni più il giovane Casadei, trasferito poi con valutazione sorprendente per l’Italia ma non per il Chelsea. Invece la Juve, per prendere Bremer, sacrifica De Ligt, peraltro volentieri, visto che realizza una non scontata plusvalenza. Andando al Bayern, l’olandese si ripaga tutte le spese. E il resto, mancia. Il brasiliano arriva dal Toro con valutazione decuplicata rispetto a due anni prima: 42 milioni più 8 di bonus. E firma un contratto fino al 2027 a 5,2 milioni d’ingaggio netto.

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Inzaghi, Acerbi, Marotta e Bremer

Come al solito, il tifo polarizza le opinioni. Metà interisti inondano i social perché Inzaghi si accontenta di Acerbi; l’altra metà si fidelizza con la società. Vecchia storia, antica come la favola di Esopo: la volpe (Marotta) non desiderava l’uva (Bremer). Anzi, quasi la detestava, considerando il prezzo. Che in effetti, giova ricordarlo, non è banale: Cairo esulta. Non a torto. Al limite con qualche timore calendarizzato ai giorni che precedono il derby. Come oggi e domani, appunto. In bianconero Bremer gioca. E gioca bene. Benissimo, a parte qualche amnesia più incomprensibile che emblematica, tipo il fallo di mano all’ultimo minuto della semifinale di Coppa Italia ricordata poi per i buuu razzisti a Lukaku. Non è questo il neo che condiziona il giudizio estetico e di sostanza su Bremer. L’affare è buono, anzi ottimo. Però viene sminuito dal confronto con Kim. Inevitabile e corretto, nei numeri: il Napoli (di Giuntoli) incassa da Koulibaly e investe sul coreano. Così guadagna dal cartellino e risparmia sull’ingaggio. E vince lo scudetto. A parole, sembra tutto facile. Anzi, “il calcio(mercato) è semplice”, sarebbe la chiosa spontanea di Allegri.

Mercato Juve: vendi e compra

L’importante non è chi vendi, semmai chi compri al suo posto. Anche questa è una consuetudine dialettica del mercato, vecchia ma mai passata di moda. E per questo torna in gioco Bremer, attraverso le strategie del direttore sportivo approdato trionfale da qualche mese in bianconero. Condizionato in avvio da operazioni già impostate (Weah) e dalla povertà del budget senza introiti europei, Giuntoli ha seminato nell’inverno scorso per raccogliere nell’estate prossima. Ha strappato il portoghese Tiago Djalo alla concorrenza dell’Inter (ancora!). E poi ha giocato il jolly del prestito assai oneroso di Alcaraz, per avere un’opzione rischiosa ma affascinante. Alla resa dei conti, il difensore per ora non ha giocato un minuto neanche nell’Under 23. E il valore del centrocampista sembra sproporzionato sia al costo del prestito sia all’esagerata valutazione per l’eventuale riscatto definitivo.

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Elkann e Giuntoli: così è la Juve

Ieri John Elkann ha dato a Giuntoli un’investitura definitiva. Solenne. Motivante e importante. Con alcuni passaggi su cui riflettere, il più solido quello della sostenibilità e della valorizzazione dei giovani di Next Gen. Non secondario l’obbligo di tener fede al motto #finoallafine, anche se sembrava riferito più al campo che alla panchina, cioè al contratto di Allegri valido ancora per un anno. Attenzione alle indicazioni, insomma, ma anche alle deduzioni. Sostenibilità e Next Gen sembrano un contenuto condiviso in teoria, ma in pratica non mancano le opzioni contrastanti. Per esempio: il “vecchio” Felipe Anderson significa sostenibilità del conveniente parametro zero, ma la conseguente cessione di Soulé non simboleggia certo la valorizzazione dei giovani. Altro esempio assai aderente alla situazione allenatore, con allegati interrogativi. Zirkzee “in” significa Vlahovic “out”?

L’attaccante serbo ha uno stipendio promesso che supera i dieci milioni netti, non esattamente un indicatore di risparmio. Altro quiz su Chiesa, che finora ha dribblato con fortune alterne sia gli avversari sulla fascia sia gli incontri per il prolungamento del contratto in scadenza fra appena quattordici mesi. E anche l’abusato #finoallafine, se coniugato all’obiettivo del risparmio, potrebbe trascinare la permanenza di Allegri in panchina sino al termine (fino alla fine, appunto) del contratto, anziché invogliare una buonuscita che sarebbe sfiziosa per chi incassa, non per chi paga.

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Bremer, il prezzo giusto

Che c’entra Bremer in tutta questa situazione? C’entra, c’entra eccome. È lì in mezzo alle strategie di mercato, quasi monumentale come a baluardo di Szczesny. Riassunto delle puntate precedenti: qualche tempo fa, malgrado un vincolo già rassicurante (2027), Giuntoli ha prolungato di un anno il contratto del brasiliano, concedendogli però una clausola di uscita. Ovvero un prezzo già fissato per trasferirsi altrove. Cioè una valutazione che non è da outlet, ma nemmeno da boutique di calciomercato. Tolti un po’ di decimali sparsi, l’uscita di Bremer frutterà alla Juventus appena 55 milioni. “Appena”, sì. Perché i soldi non sono pochi ma nemmeno tanti. Anche se la Juve conserva una significativa ultima parola per rendere tormentata la decisione di Bremer, il confronto con i più recenti movimenti internazionali fa immaginare che la quotazione condivisibile di Bremer sarebbe stata non inferiore a 70-75 milioni.

Ha ventisette anni ed è reduce da una stagione in cui è migliorato e maturato. Vero che nell’impostazione del gioco fa più passaggini che passi (e passaggi) in avanti, però appare sempre più autorevole. In giro per l’Europa, non ci sono tanti difensori centrali con le caratteristiche e l’affidabilità di Bremer. Ecco perché la clausola sembra abbastanza striminzita come importo. E poi, al di là del valore economico, di fatto la Juventus non controlla più la decisione finale, che passa nelle mani del giocatore e del suo agente. Così il prossimo, si presume senza andarci tanto lontano, diventerà l’ultimo derby per Bremer. Che magari, per il mercato di Giuntoli, sarà anche un buon inizio. Ma dipende. Perché il calcio sembra semplice ma non lo è. E il calciomercato nemmeno. Vale la vecchia regola: non è fondamentale chi vendi, basta non sbagliare chi compri. L’importante è metterla in pratica, però.

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È strano davvero, il tifoso Juve di ultima generazione. Quello che usa la password #finoallafine per deridere De Sciglio oppure Alex Sandro sino alla scadenza di contratto. Ma non si cura di Bremer che invece, sul proprio contratto, ha la password #finoallaclausola. La Juve incassa 55 milioni e il brasiliano se ne va. Arrivederci e grazie? Insomma… Gleison Bremer Silva Nascimento per i documenti brasiliani, semplicemente Bremer per tutti e per volontà di suo padre che era ammiratore di Andreas Brehme, tedesco campione del mondo nel 1990 e interista campione d’Italia nel 1989.

Bremer alla Juve e la sfida vinta con l'Inter

I dati anagrafici sono complessi. La storia calcistica anche. Il Toro lo prende nel 2018 grazie al direttore sportivo Petrachi, che decide al ballottaggio con un altro brasiliano, Lucas Verissimo, allora al Santos, poi quasi meteora nel Benfica e ultimamente avvistato in Qatar (!). In granata Bremer è la classica seconda scelta, anzi terza opzione in difesa dove resta a guardare i titolari Djidji e Moretti. Ha già ventidue anni, ma gioca poco o nulla. Va meglio la seconda stagione, con Mazzarri allenatore: titolare e boom. Dopo averlo pagato appena 5 milioni, Cairo realizza la miglior plusvalenza della sua storia presidenziale. Provvede ad allestire un’asta, cui partecipano Inter e Juventus. Secondo i resoconti dell’estate 2022, i nerazzurri offrono 30 milioni più il giovane Casadei, trasferito poi con valutazione sorprendente per l’Italia ma non per il Chelsea. Invece la Juve, per prendere Bremer, sacrifica De Ligt, peraltro volentieri, visto che realizza una non scontata plusvalenza. Andando al Bayern, l’olandese si ripaga tutte le spese. E il resto, mancia. Il brasiliano arriva dal Toro con valutazione decuplicata rispetto a due anni prima: 42 milioni più 8 di bonus. E firma un contratto fino al 2027 a 5,2 milioni d’ingaggio netto.

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