Calciopoli, Inter: perché le telefonate segnalate sparirono dall'indagine?

I Carabinieri: "Carte di rilevanza assoluta", ma non arrivarono ai pm. Il tecnico Penta: "Certe chiamate di Facchetti furono sottolineate come quelle di Moggi, poi..."
Calciopoli, Inter: perché le telefonate segnalate sparirono dall'indagine?

TORINO - Per i Carabinieri le telefonate di Facchetti e di Moratti erano rilevanti almeno quanto quelle di Luciano Moggi. E quelle stesse telefonate le avevano segnalate. Fosse stato per chi era all’ascolto dei cellulari intercettati, l’inchiesta di Calciopoli avrebbe avuto uno sviluppo piuttosto diverso. Poi però alcune telefonate, rilevanti o rilevantissime, sono sparite, altre no. E Calciopoli è diventata la tomba di Luciano Moggi e della Juventus, oltre che di altre persone scaraventate all’inferno dalla giustizia sportiva senza la possibilità concreta di difendersi. Grazie al lavoro del pool difensivo di Luciano Moggi che ha riscritto la storia di Calciopoli con tutti i pezzi che mancavano nel 2006, sappiamo come sono scomparse e perché non sarebbero dovute scomparire. Grazie agli stessi documenti di quella famigerata indagine, spulciati da Nicola Penta, fondamentale consulente dei legali di Moggi, abbiamo la prova di come l’inchiesta di Calciopoli fondata sulle intercettazioni telefoniche sia stata indirizzata in un’unica direzione.

Il semaforo delle intercettazioni (irregolari) dei Carabinieri

Perché quello che ha trovato Penta sono i file con cui le telefonate intercettate venivano per così dire “catalogate” da chi per primo le ascoltava, ovvero i marescialli dei Carabinieri della Caserma di via Inselci a Roma, il cuore di quell’indagine. "Lì molte intercettazioni sono state registrate. Prima irregolarità, perché secondo la legge le intercettazioni vanno fatte solo in Procura e non in una caserma dei Carabinieri", ha spiegato lo stesso Penta. "Ed è lì che i marescialli dell’Arma erano all’ascolto. In questi casi, durante l’indagine, si ascoltano gli intercettati principali “in diretta”, mentre gli altri (nel caso di Calciopoli gli intercettati erano 10) si registrano e si ascoltano poi. Sia nell’uno che nell’altro caso, il maresciallo al termine della telefonate deve redigere un brogliaccio, ovvero un breve riassunto della stessa, e poi deve classificare la telefonata secondo un grado di “rilevanza”. Il metodo è semplice e intuitivo. Si usa una specie di semaforo:la telefonata non rilevante non è contrassegnata in alcun modo, quella poco rilevante con un baffo verde, quella rilevante con due baffi gialli e quella rilevantissima con tre baffi rossi".

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Le altre telefonate: Meani, Campedelli, Governato, Cipollini, Spinelli...

Insomma, per districarsi nel traffico di 180mila intercettazioni c’è una segnaletica utile e immediata. Il problema è se la si vuole rispettare o meno. Perché le telefonate di Facchetti,di Moratti, e pure quelle di Meani, Campedelli, Governato, Cipollini, Spinelli, Corsi, Foschi, Cassingena... quelle telefonate, insomma, che inquadrano Calciopoli in uno scenario completamente diverso da quello che portò alle condanne del 2006 erano tutte state segnalate dai dodici marescialli dei Carabinieri che si alternavano all’ascolto. Tutte avevano il loro semaforo: giallo o rosso, come quelle di Luciano Moggi. E Penta fa notare: "La cosa incredibile è che le telefonate che abbiamo dovuto ripescare noi della difesa di Moggi, con costi e lavoro notevoli, erano state già “pescate” dai Carabinieri. Insomma, non siamo noi che per difendere Moggi ci siamo inventati la rilevanza di quelle chiamate come qualcuno può sostenere".

Tre baffi rossi: a Moggi come a Facchetti

Per intendersi, la telefonata con la quale Moggi discute della griglia con Bergamo è segnata con tre baffi rossi. Né più né meno di quella con la quale Giacinto Facchetti,all’epoca presidente dell’Inter, discute con l’allora designatore Paolo Bergamo dell’arbitro Bertini (che doveva arbitrare Cagliari-Inter di Coppa Italia). Fa pressioni e chiede garanzie al designatore, aggiungendo la famosa battuta sul 5-4-4 (lo score di Bertini con l’Inter era di 4 vittorie, 4 pareggi e 4 sconfitte: Facchetti “preme” per farle diventare 5).
Tre baffi rossi da una parte, tre baffi rossi dall’altra. Ma la seconda telefonata sparisce dagli schermi radar dell’indagine e delle informative mentre la prima diventa l’architrave per mandare in B la Juventus che, ricorda Penta: "E' stata condannata anche per quello che nella sentenza di Sandulli è definito il vincolo di esclusività dei rapporti fra Moggi e i designatori. Se fossero emerse anche le altre telefonate dalle informative, addio vincolo di esclusività e addio associazione a delinquere...".

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Perché l'Inter scompare dalle indagini?

Già, ma perché quelle telefonate nelle informative non ci sono se gli stessi marescialli le hanno contrassegnate con il doppio baffo giallo o con il triplo rosso? Perché l’Inter scompare completamente dalle indagini? Finora, la risposta che veniva fornita da chi voleva difendere l’Inter e l’indagine è stata: "Perché le telefonate di Facchetti non erano rilevanti". Eppure i marescialli che stavano conducendo l’indagine la pensavano diversamente. E la pensa diversamente anche Stefano Palazzi, il procuratore del pallone, che quando ha potuto mettere le mani su quelle telefonate, seppure con colpevole ritardo, ha dato la stessa opinione. Penta: "È curioso che Palazzi abbia tarato il suo giudizio, nelle famose 72 pagine con cui ha archiviato per prescrizione tutti gli illeciti emersi con le nuove telefonate, allo stesso modo dei Carabinieri. Un esempio: le telefonate di Zamparini e Zanzi, per i Carabinieri, non sono rilevanti e anche per Palazzi non vi è traccia di comportamento al di fuori dei regolamenti. Viceversa, il procuratore federale è molto duro con alcune chiamate di Facchetti, per le quali prevede anche l’articolo 6 (illecito sportivo), guarda caso le stesse che i Carabinieri segnalano con il triplo baffo rosso".

Chi ha fatto sparire le altre telefonate?

Rimane inevasa la domanda: chi ha fatto sparire le telefonate? "Bisogna spiegare come funzionano le indagini in questi casi. I marescialli che ascoltano le telefonate,le devono, come già detto, brogliacciare e classificare secondo la loro rilevanza ai fini dell’indagine che – ricordiamolo – nell’ordinamento italiano non deve trascurare nulla che possa dimostrare l’innocenza dell’indaga- to. A quel punto la palla passa al loro superiore (nell’indagine di Calciopoli, l’allora Maggiore ora Tenente Colonnello Auricchio) che deve poi redigere le informative". E’ in quel passaggio che alcune centinaia di telefonate, tutte segnalate dai Carabinieri, si perdono e con quelle la possibilità di raccontare una realtà diversa nella quale sarebbero state quasi certamente diverse pure le sentenze. (articolo del 27 luglio 2011)

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TORINO - Per i Carabinieri le telefonate di Facchetti e di Moratti erano rilevanti almeno quanto quelle di Luciano Moggi. E quelle stesse telefonate le avevano segnalate. Fosse stato per chi era all’ascolto dei cellulari intercettati, l’inchiesta di Calciopoli avrebbe avuto uno sviluppo piuttosto diverso. Poi però alcune telefonate, rilevanti o rilevantissime, sono sparite, altre no. E Calciopoli è diventata la tomba di Luciano Moggi e della Juventus, oltre che di altre persone scaraventate all’inferno dalla giustizia sportiva senza la possibilità concreta di difendersi. Grazie al lavoro del pool difensivo di Luciano Moggi che ha riscritto la storia di Calciopoli con tutti i pezzi che mancavano nel 2006, sappiamo come sono scomparse e perché non sarebbero dovute scomparire. Grazie agli stessi documenti di quella famigerata indagine, spulciati da Nicola Penta, fondamentale consulente dei legali di Moggi, abbiamo la prova di come l’inchiesta di Calciopoli fondata sulle intercettazioni telefoniche sia stata indirizzata in un’unica direzione.

Il semaforo delle intercettazioni (irregolari) dei Carabinieri

Perché quello che ha trovato Penta sono i file con cui le telefonate intercettate venivano per così dire “catalogate” da chi per primo le ascoltava, ovvero i marescialli dei Carabinieri della Caserma di via Inselci a Roma, il cuore di quell’indagine. "Lì molte intercettazioni sono state registrate. Prima irregolarità, perché secondo la legge le intercettazioni vanno fatte solo in Procura e non in una caserma dei Carabinieri", ha spiegato lo stesso Penta. "Ed è lì che i marescialli dell’Arma erano all’ascolto. In questi casi, durante l’indagine, si ascoltano gli intercettati principali “in diretta”, mentre gli altri (nel caso di Calciopoli gli intercettati erano 10) si registrano e si ascoltano poi. Sia nell’uno che nell’altro caso, il maresciallo al termine della telefonate deve redigere un brogliaccio, ovvero un breve riassunto della stessa, e poi deve classificare la telefonata secondo un grado di “rilevanza”. Il metodo è semplice e intuitivo. Si usa una specie di semaforo:la telefonata non rilevante non è contrassegnata in alcun modo, quella poco rilevante con un baffo verde, quella rilevante con due baffi gialli e quella rilevantissima con tre baffi rossi".

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