Per non parlare dei radar che nel frattempo si sono accesi all’estero. Insomma alzi la mano chi non vorrebbe essere Thiago Motta! Che se la gode con la misura e il passo flemmatico che lo contraddistingueva quando dava pedate al pallone, trasformato ora nei pochi secondi che si prende prima di rispondere alle domande più insidiose: un breve lasso di tempo che gli è sufficiente per elaborare la risposta più efficace e mai banale, come uno di quei dribbling fantascientifici che ha visto fare mille volte ai campionissimi con cui ha giocato e vinto tanto.
Il tutto accompagnato dallo sguardo tagliente a fissarti nelle pupille. Questione di testa. Certo. Che quest’anno ha usato per produrre un gioco così effervescente da far entusiasmare non solo i bolognesi per via del loro tifo, ma anche chi ama il calcio e davanti a tanto dinamismo organizzato, palla che viaggia veloce e verticale da un piede all’altro, non può che vedere ossigenata la propria voglia di bel calcio a prescindere dal colore del tifo. Dunque Thiago Motta si gode un momento di assoluta serenità legata al presente e soprattutto al futuro.
Dove si immagina Motta
Oggi, alle 18, ci sarà anche lui davanti alla televisione per vedere cosa faranno Juventus e Milan, sperando in un pareggio capace di moltiplicare la fame con cui giocare, domani alle 18, contro l’Udinese e avvicinarsi ulteriormente al podio della massima divisione. In realtà “la classica” se la vedrà e leggerà anche con altre declinazioni. Immaginandosi prima sulla panchina bianconera e poi su quella rossonera per capire cosa andrebbe a ritoccare o stravolgere per migliorare la resa dei rispettivi potenziali.
Un “giochino” da tenere per sé, da non esternare nemmeno sotto tortura sia per il suo carattere di per sé estremamente riservato, sia per l’eco che innescherebbero le riflessioni in merito qualora diventassero, anche indirettamente, pubbliche. Per il momento sul suo futuro non si sbilancia, sa di poter scegliere tra restare ancora un anno a Bologna e farsi le ossa in Champions in una piazza a pressione zero, oppure sposare la causa della Vecchia Signora che a pressione alta non teme confronti.
Il Milan e i fattori Zirkzee e Ibra
Lo stesso si potrebbe dire qualora optasse per il Diavolo. Il Milan sta provando a recuperare terreno. Thiago Motta era senza ombra di dubbio il profilo preferito per raccogliere l’eredità di Pioli a fine 2023. A cavallo fra autunno e inverno il club rossonero aveva iniziato a ragionare sul nuovo allenatore e l’italobrasiliano aveva raccolto i maggiori like all’interno di Casa Milan. Per il suo modo di far giocare il Bologna, per l’abilità nel lanciare i giovani, per la sua esperienza - da giocatore - in società di alto livello, per il fattore Zirkzee, ovvero l’obiettivo numero uno per il ruolo di futuro centravanti al posto di Giroud.
La risalita di Pioli fra gennaio e marzo, però, ha frenato ogni discorso e il Milan oggi si trova a inseguire. Thiago Motta non è uscito dai radar, piace ancora - Ibrahimovic ha giocato con lui per quattro stagioni al Psg, vincendo 12 trofei - e c’è una corrente di pensiero all’interno del club che spinge affinché venga fatto un tentativo in extremis per convincerlo a sposare il progetto rossonero. Non semplice, ma il Milan - che sta valutando pro e contro di tanti allenatori -, non ha ancora alzato bandiera bianca.
La bandiera bianconera, invece, è già pronta per accompagnare il volto di Thiago Motta qualora l’addio ad Allegri si concretizzasse con una stagione d’anticipo. Come in molti sono convinti che succederà. Una persona sola conosce il finale. Si chiama Cristiano di nome e Giuntoli di cognome. Tocca a lui decidere e scegliere, come ha ricordato John Elkann nella lettera agli azionisti Exor. Parlava in generale, mister John. Certo. Ma il primo nodo da sciogliere è proprio quello dell’allenatore. Che tiene conto di Thiago Moda. Pardon, Thiago Motta.