Motta, il giorno della scelta: salutare Bologna e abbracciare la Juventus

L'incontro con Saputo e quella conferenza saltata. In bianconero sarà già decisivo, c'è Rabiot in ballo

TORINO - Oggi Thiago Motta svelerà il proprio futuro professionale e dirà addio al Bologna. Salvo clamorosi ripensamenti, infatti, il tecnico italo-brasiliano ha deciso (da tempo) di abbracciare il progetto della Juventus e si trasferirà a Torino dove firmerà un contratto biennale, con opzione per il terzo, a 3.5 milioni a stagione più bonus. L’unica incertezza è legata al colloquio con Joey Saputo, che tenterà fino all’ultimo di fargli cambiare idea e di guidare il suo Bologna nello storico sbarco in Champions League. Un tentativo che tutti, però, ritengono pleonastico proprio perché Motta ha già deciso e ben difficilmente il rilancio economico e le garanzie sul mercato (le indiscrezioni raccontano di una disponibilità clamorosa di 100 milioni) da parte del presidente rossoblu gli faranno cambiare idea. In città, del resto, si moltiplicano i segnali del prossimo addio: dai giocatori che lo hanno ringraziato già durante la festa in campo dopo il pari con la Juventus (emblematico Saelemaekers: "Mister, grazie di tutto ciò che hai fatto per noi, è stato davvero incredibile"), allo striscione esposto ieri dai tifosi all’ingresso del centro sportivo di Casteldebole.

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Ieri, poi, si è aggiunto il dettaglio non secondario che riferisce come Thiago Motta non terrà la tradizionale conferenza stampa alla vigilia della gara, l’ultima di campionato, con il Genoa. Ed è la prima volta che salta il “rito” in stagione: non è un caso che avvenga dopo l’atteso colloquio con Saputo, durante il quale comunicherà l’addio dopo la straordinaria impresa sulla panchina rossoblu. I dirigenti bianconeri avevano già deciso da tempo che si dovesse procedere al cambio in panchina e avevano individuato in Motta il candidato ideale e, quindi, la decisione non è dipesa dal campionato del Bologna, ma di certo questo ha confortato e rinforzato le idee alla base della scelta. Thiago Motta ha dunque deciso di abbracciare il progetto di Cristiano Giuntoli, che dovrà coniugare la competitività con la sostenibilità finanziaria. Anche per questo non sarà semplice arrivare ad obiettivi di mercato che dovrebbero contribuire a costruire la nuova Juventus, primo fra tutti quel Calafiori individuato come primo rinforzo in difesa ma intorno al quale, inevitabilmente, il Bologna erigerà un muro per evitare che la Juventus gli porti via un altro dei suoi gioielli. Ma ci sarà tempo: oggi è il giorno di Motta.

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L’abbraccio che può convincere Rabiot

Un abbraccio ti allunga la vita. E pure il contratto. È ciò che hanno pensato tutti, quando le telecamere hanno inquadrato Thiago Motta, nel corridoio del Dall’Ara durante l’intervallo della partita, che si è avviato verso i giocatori della Juventus pronti a entrare in campo e, dopo aver salutato Bremer, ha stretto il braccio ad Adrien Rabiot e lo ha fissato con uno sguardo intenso che sottintendeva significativi “non detti”. Una questione di rapporti sedimentati, come vedremo, ma pure di stringente futuro professionale che potrà coinvolgere entrambi.

La loro liaison è nata a Parigi, quanto Thiago era avviato alla conclusione della carriera e Adrien cominciava un percorso da “fenomeno annunciato” che si sarebbe poi protratto fino al 2019 (giusto un anno dopo l’addio di Motta) con un braccio di ferro tutt’altro che banale sul rinnovo di contratto che non arrivò permettendo così alla Juventus di approfittare di quella scadenza contrattuale. Ebbene, raccontano che in quegli anni parigini il legame tra i due sia stato molto profondo, con Motta che aveva considerato Rabiot un po' come il proprio erede, o comunque un predestinato per qualità tecniche e fisiche. Anche dopo l’addio di “Cavallo pazzo” al club parigino, dove invece l’ex interista ha cominciato il percorso di allenatore nelle giovanili, Motta ha sempre seguito la performance dell’ex compagno e ora è assai intrigato dall’idea di poterlo allenare.

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Cambiaso e Rugani ai rinnovi

La stretta al braccio e, soprattutto, lo sguardo di intesa vanno così letti in prospettiva come un invito a non avere fretta di lasciare la Juventus nonostante l’addio di Massimiliano Allegri, suo precedente mentore. Rabiot, si sa, ha il contratto in scadenza a giugno e il club bianconero incontrerà la signora Veronique, che cura in esclusiva, e con pugno fermissimo, gli interessi del figlio per discutere del rinnovo: difficile mantenere i 7 milioni netti attuali, sebbene siano ancora raffreddati dal decreto crescita, ma la prospettiva della Champions con un allenatore che lo stima è tutt’altro che da scartare. Rabiot, del resto, ha sempre ribadito di trovarsi bene a Torino e in questo momento non ha la fila di pretendenti nonostante il suo contratto sia a scadenza: lasciare il certo per l’incerto non lo solletica e i dirigenti bianconeri puntano anche su questo.

Così come non vogliono in alcun modo perdere Andrea Cambiaso per il quale, invece, alcune richieste sono state recapitate (a cominciare dall’Aston Villa) ma tanto il giocatore quanto il club non hanno alcuna intenzione di separarsi e, così, si sta lavorando a un rinnovo che arrivi fi no al 2029 con l’intenzione, dunque, di metterlo al centro del progetto anche con Thiago Motta che, non va dimenticato, lo aveva utilizzato con profi tto già nella scorsa stagione al Bologna. Un altro rinnovo già definito è quello che riguarda Daniele Rugani: un accordo fino al 2026 con opzione per il 2027 con stipendio ridotto rispetto ai 3,5 milioni annui attuali.

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In sei con Thiago a Torino. E Filippi?

Lo staff tecnico al lavoro alla Continassa, insolitamente snello, è figlio di questo convulso finale di stagione in salsa bianconera. L’addio di Max Allegri alla Juventus è coinciso con quello dei suoi “fedelissimi”, mentre i soli Francesco Magnanelli e Simone Padoin hanno optato per completare la stagione al fianco dell’allenatore ad interim Paolo Montero. Ma lo scenario, come vuole uno dei principali risvolti del calcio moderno, è destinato a mutare a stretto giro di posta. L’arrivo di Thiago Motta a Torino, infatti, porterà in bianconero anche i suoi ormai storici collaboratori, ovvero i volti che lo avevano accompagnato già allo Spezia e che hanno rinsaldato il feeling con lui nella straordinaria esperienza a Bologna. Con l’inizio della nuova stagione, insomma, alla Continassa diventeranno di casa anche il vice “ufficiale” Alexandre Hugeux, specilizzato nell’area tattica, e quello “in pectore” Simon Colinet, mago della preparazione atletica. Ma anche Flavio Garcia, cognato del tecnico, e Alessandro Colasante, tandem che compone il pacchetto dei match analyst. E, ancora, Alfred Dossou Yovo e Iago Lozano, preparatori dei portieri di fiducia di Thiago Motta, che a Torino però troverebbe già anche un’istituzione del settore come Claudio Filippi. Uno dei nodi da sciogliere al momento della definizione del contratto con l’italo-brasiliano. Pronto a iniziare la nuova avventura a Torino, affiancato dal suo affiatato team: due francesi, un brasiliano, un argentino, un italiano e un... beninese.

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Ieri, poi, si è aggiunto il dettaglio non secondario che riferisce come Thiago Motta non terrà la tradizionale conferenza stampa alla vigilia della gara, l’ultima di campionato, con il Genoa. Ed è la prima volta che salta il “rito” in stagione: non è un caso che avvenga dopo l’atteso colloquio con Saputo, durante il quale comunicherà l’addio dopo la straordinaria impresa sulla panchina rossoblu. I dirigenti bianconeri avevano già deciso da tempo che si dovesse procedere al cambio in panchina e avevano individuato in Motta il candidato ideale e, quindi, la decisione non è dipesa dal campionato del Bologna, ma di certo questo ha confortato e rinforzato le idee alla base della scelta. Thiago Motta ha dunque deciso di abbracciare il progetto di Cristiano Giuntoli, che dovrà coniugare la competitività con la sostenibilità finanziaria. Anche per questo non sarà semplice arrivare ad obiettivi di mercato che dovrebbero contribuire a costruire la nuova Juventus, primo fra tutti quel Calafiori individuato come primo rinforzo in difesa ma intorno al quale, inevitabilmente, il Bologna erigerà un muro per evitare che la Juventus gli porti via un altro dei suoi gioielli. Ma ci sarà tempo: oggi è il giorno di Motta.

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