La storia è semplice solo all'apparenza: Milinkovic-Savic vuole la Juve e il suo contratto scade tra un anno, due elementi che associati possono far pensare a un affare destinato ad andare in porto. Le variabili da tenere in considerazione però sono molteplici. C'è innanzitutto da trovare una quadra con Claudio Lotito, per nulla spaventato dall'idea di trattare malgrado il buonsenso possa suggerire che non abbia il coltello dalla parte del manico.
In 19 anni da presidente della Lazio ha sempre ceduto alle sue condizioni, anche a costo di non incassare nulla e portare il giocatore a scadenza. Non è più il Lotito del caso Pandev, ma la sensazione che non siano i dettami del player trading (compra e rivendi nel miglior momento) a ispirare le mosse del mercato della Lazio è confermata dall'operato della società negli ultimi anni.
Il punto di vista della Lazio e cosa dice l'ambiente
La possibile partenza di Milinkovic è un fantasma che aleggia praticamente a ogni sessione di mercato. L'estate del 2018, ad esempio, sembrava quella giusta: arrivò però solo un'offerta del Milan, che fu rifiutata. Stavolta è Sarri a premere perché la questione si risolva: ha spiegato che se il calciatore non è "con la testa libera" il suo livello di rendimento può non essere massimo. Ha parlato apertamente di "problema". Sa che i soldi che arriverebbero dalla cessione del serbo sono necessari per costruire una rosa all'altezza delle sue aspettative, innanzitutto nelle alternative. Vero tallone d'achille della passata stagione: esaltante in campionato, deludente nelle coppe.