Juve, il piano è chiaro: le scelte di Allegri e il dato Napoli che fa sperare

Sempre più caldi Alcaraz e l’ex Bologna, spostato grazie all’inserimento dello statunitense sulla fascia destra

Sei gol, Osimhen in grande spolvero, Kvaratskhelia rifiorito. La rinascita del Napoli in casa del Sassuolo non è certo una bella notizia per la Juventus che prepara la trasferta al Maradona chiedendosi invece se, dopo aver perso Rabiot e McKennie per non parlare di Pogba e Fagioli, potrà schierare Chiesa e Danilo. Tra i grandi numeri fatti registrare dalla squadra di Francesco Calzona a Reggio Emilia, però, ce n’è uno che paradossalmente può generare un mezzo sorriso sulle facce bianconere: il 72% di possesso palla.

La Juve e un dato che può aiutare

Percentuale alta, ma non incredibile, visto che quella azzurra è la squadra con il più alto possesso palla medio dell’intera Serie A: il 62%. Ma perché questo dovrebbe far nascere un mezzo sorriso sulle facce di Massimiliano Allegri e dei giocatori bianconeri? Perché questa Juve del possesso palla, invece, ne fa a meno volentieri, come mostra la media del 48%, la dodicesima del campionato (che non ha impedito di produrre 46,5 expected gol, terzo dato dell’intera Serie A, a conferma di come si possano creare tante occasioni anche senza tenere tanto il pallone). Ne fa a meno volentieri e lo confermano le ultime tre partite, forse le peggiori della stagione, nelle quali invece, anche a causa dell’andamento del risultato, la squadra di Allegri si è trovata spesso col pallone tra i piedi e gli avversari impegnati a impedirle di nuocere.

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Juve, la partita ideale

Del 71% per cento è stato il possesso palla nella sconfitta con l’Udinese, del 56% nel pareggio col Verona e del 62% nella vittoria sul Frosinone. Sia chiaro, non è l’unica ragione delle difficoltà bianconere nelle partite in questione, frutto prima di tutto del calo mentale, in termini di aggressività e concentrazione, seguito alla sconfitta con l’Inter e allo sfumare delle speranze di Scudetto. Però solo in altre tre partite la Juve ha avuto un possesso palla superiore al 55% e in tutte e tre ha sofferto: pareggio col Bologna in casa (58%), sconfitta in casa del Sassuolo (57%) e vittoria per 2-1 allo scadere a Salerno (61%). Probabilmente l’alta percentuale di possesso più che la causa delle difficoltà ne è stata l’effetto (la Juve non era soddisfatta del risultato e teneva l’iniziativa per cambiarlo), ma il dato resta indicativo di come la partita ideale della squadra bianconera preveda che il pallone lo tengano di più gli avversari.

Ecco il perché del mezzo sorriso: domenica il possesso palla sarà del Napoli e la Juve potrà cercare di controllare la partita (si può fare anche senza palla) rendendo quel possesso sterile e poi colpendo una volta riconquistato il pallone. Strategia che però presuppone di ritrovare aggressività e concentrazione delle prime 21 giornate e di cancellare le distrazioni delle ultime tre, altrimenti il rischio è che finisca come l’anno scorso, con il Napoli che oltre a registrare il 60% di possesso palla segna cinque gol.

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Napoli-Juve, le scelte di formazione

Strategia peraltro complicata dalle assenze citate: per prestanza fisica e doti di corsa, Rabiot e McKennie sono perfetti sia per fare muro sia per ribaltare velocemente l’azione. Lo sono di meno i loro sostituti, che con sempre maggiori probabilità saranno Cambiaso e Alcaraz, con l’inserimento di Weah sulla fascia destra al posto dell’ex Bologna: proveranno a compensare con rapidità e aggressività in fase difensiva e con maggiore qualità nelle ripartenze, che dovranno basarsi più su passaggi veloci che sulle corse palla al piede.
Sostituire Rabiot e McKennie rischia di non essere il solo degli ostacoli extra che Massimiliano Allegri dovrà affrontare preparando la partita contro il Napoli (che di ostacoli ne presenta già parecchi di per sé). Alle assenze dei due centrocampisti (dei cui probabili sostituti parliamo nell’articolo in alto) rischiano infatti di aggiungersi quelle di Danilo e di Federico Chiesa, che anche ieri si sono allenati a parte. Il capitano si era infortunato alla caviglia sinistra il 17 febbraio, nel finale della partita con il Verona: nessuna frattura né lesione capsulo-legamentosa, avevano tranquillizzato gli esami strumentali il giorno seguente, ma lo stop era stato comunque valutato in un paio di settimane. Così il brasiliano aveva subito messo nel mirino la trasferta al Maradona, in programma giusto 16 giorni dopo: mirino non ancora spostato sulla successiva sfida con l’Atalanta allo Stadium, ma con due soli allenamenti ancora a disposizione le possibilità di vedere Danilo tra i titolari sono in calo. E caleranno ancor più drasticamente se non dovesse essere in gruppo neppure oggi. In questo caso ci sarebbe il solito ballottaggio Rugani-Alex Sandro per sostituirlo, con l’italiano spinto dalla buona prestazione e dal gol della vittoria al Frosinone. 

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Ansia per Chiesa: le chance di giocare

Proprio Alex Sandro è stato l’ovviamente involontario “responsabile” del problema di Chiesa, una contusione al piede destro in uno scontro con il brasiliano durante una partitella nel corso dell’allenamento di mercoledì, che lo aveva costretto a lasciare il campo. Una botta, ma dolorosa, tanto che anche ieri l’azzurro ha lavorato solo in palestra. Contrariamente a Danilo, fermo da quasi due settimane, Chiesa dopo una lunga serie di acciacchi si è allenato regolarmente proprio fino al colpo preso mercoledì mattina, ma anche nel suo caso senza una presenza in gruppo almeno per la maggior parte dell’allenamento di oggi è difficile pensare a un impiego dal primo minuto.
In questo caso c’è un netto favorito per sostituirlo, ovvero Kenan Yildiz, che dal 23 dicembre quando esordì tra i titolari a Frosinone proprio per l’indisponibilità di Chiesa è diventato la prima alternativa all’azzurro. Difficile che Allegri riproponga il doppio centravanti, con Milik assieme a Vlahovic come contro l’Empoli, in una partita che vedrà la Juve raccolta per colpire in contropiede, mentre Kean, rientrato in gruppo proprio mercoledì, è reduce da quasi tre mesi di stop (proprio contro il Napoli l’8 dicembre l’ultima presenza). Potrà essere un’arma a partita in corso, ma non dall’inizio.

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Sei gol, Osimhen in grande spolvero, Kvaratskhelia rifiorito. La rinascita del Napoli in casa del Sassuolo non è certo una bella notizia per la Juventus che prepara la trasferta al Maradona chiedendosi invece se, dopo aver perso Rabiot e McKennie per non parlare di Pogba e Fagioli, potrà schierare Chiesa e Danilo. Tra i grandi numeri fatti registrare dalla squadra di Francesco Calzona a Reggio Emilia, però, ce n’è uno che paradossalmente può generare un mezzo sorriso sulle facce bianconere: il 72% di possesso palla.

La Juve e un dato che può aiutare

Percentuale alta, ma non incredibile, visto che quella azzurra è la squadra con il più alto possesso palla medio dell’intera Serie A: il 62%. Ma perché questo dovrebbe far nascere un mezzo sorriso sulle facce di Massimiliano Allegri e dei giocatori bianconeri? Perché questa Juve del possesso palla, invece, ne fa a meno volentieri, come mostra la media del 48%, la dodicesima del campionato (che non ha impedito di produrre 46,5 expected gol, terzo dato dell’intera Serie A, a conferma di come si possano creare tante occasioni anche senza tenere tanto il pallone). Ne fa a meno volentieri e lo confermano le ultime tre partite, forse le peggiori della stagione, nelle quali invece, anche a causa dell’andamento del risultato, la squadra di Allegri si è trovata spesso col pallone tra i piedi e gli avversari impegnati a impedirle di nuocere.

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